Arisa a Belve e quel vaffa alla comunità LGBTQ+: “Non sono più un’icona gay? Ma che me frega”

Arisa non dimentica le parole di Paola Iezzi e della comunità LGBTQ+ dopo le sue affermazioni su Giorgia Meloni e risponde a Belve con un vaffa in diretta tv

di Eleonora Galli | 27 Settembre 2023
Foto: screenshot Belve RaiPlay

Arisa si definisce lei stessa una persona complessa. Le sue affermazioni su Giorgia Meloni – che descrive come una mamma rigida nei confronti dei suoi figli – hanno fatto infuriare la comunità LGBTQ+ e Paola Iezzi durante lo scorso Pride Month. E la cantante si ricorda bene di tutto l’odio subito in quei giorni e durante l’intervista a Belve ha deciso di rispondere con un bel vaffa, ma non solo.

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Arisa a Belve: “Non sono più un’icona gay? Ma che me frega”

Arisa, dalla personalità istrionica e di certo non facile da comprendere nelle sue stravaganze, ha affermato di non essersi sentita capita da una comunità che mette al primo posto la tolleranza: “Mi sono sentita non capita, come una persona che si è battuta per una parte di persone ingrate”. E alla risposta ironica di Francesca Fagnani che l’ha definita “icona gay licenziata”, lei ha risposto con un sonoro: “Ma che me frega”.

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Arisa Paola Iezzi: hanno fatto pace?

In questo frangente, Fagnani ha ricordato anche il litigio con Paola Iezzi proprio per gli apprezzamenti di Arisa nei confronti di Giorgia Meloni e di quel dito medio postato sulle storie chiedendo se poi avesse avuto occasione di fare pace con la collega. Di tutta risposta Arisa ha replicato con un secco: “No”. E per la sua personalità così sincera e un po’ stralunata, la cantante viene definita un’artista un po’ matta, difficile. A queste illazioni, Arisa ha replicato: “Sono considerata un’artista difficile, ma lo dicono apposta, perché ho un senso del dovere molto radicato che arriva anche dalle mie origini. Cambio spesso idea e ho bisogno di molto tempo per prendere una decisione». Arisa afferma di non sapere cosa gli altri non capiscono di lei, ma, se lo sapesse, dice che cercherebbe «di sfatare l’incomprensione e di chiarirla: ma la gente non ha voglia, perché dovrebbero capire me? Non gliene frega niente, non me ne frega niente, ci ho rinunciato”.

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