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Lazzaro Felice: Alice Rohrwacher racconta la fiaba di un uomo buono

Il film che ha conquistato il Festival di Cannes  All’ultimo Festival di Cannes Lazzaro Felice (in uscita il 31 maggio), film scritto e diretto da Alice Rohrwacher  è stato accolto da oltre 10 minuti di applausi. Un riconoscimento che ha commosso l’autrice che, incredula, ha dichiarato che non si aspettava un’accoglienza così entusiasta ed è felice che […]

di Ruggero Biamonti | 25 Maggio 2018
Lazzaro Felice / Foto: Youtube

Il film che ha conquistato il Festival di Cannes 

All’ultimo Festival di Cannes Lazzaro Felice (in uscita il 31 maggio), film scritto e diretto da Alice Rohrwacher  è stato accolto da oltre 10 minuti di applausi. Un riconoscimento che ha commosso l’autrice che, incredula, ha dichiarato che non si aspettava un’accoglienza così entusiasta ed è felice che sia stato capito il messaggio. Questo successo iniziale è stato coronato poi con il premio per la miglior sceneggiatura.

Quella di Lazzaro (Adriano Tardiolo), un contadino che non ha ancora vent’anni ed è talmente buono da poter sembrare stupido, e Tancredi (Tommaso Ragno), giovane come lui, ma viziato dalla sua immaginazione, è la storia di un’amicizia. Un’amicizia che nasce vera, nel bel mezzo di trame segrete e bugie. Un’amicizia che, luminosa e giovane, è la prima, per Lazzaro. E attraverserà intatta il tempo che passa e le conseguenze dirompenti della fine di un Grande Inganno, portando Lazzaro nella città, enorme e vuota, alla ricerca di Tancredi.

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Lazzaro Felice secondo la regista “è la storia di una piccola santità senza miracoli, senza poteri o superpoteri, senza effetti speciali: la santità dello stare al mondo e di non pensare male di nessuno, ma semplicemente credere negli altri esseri umani. Racconta la possibilità della bontà, che gli uomini da sempre ignorano, ma che si ripresenta e li interroga come qualcosa che poteva essere e non abbiamo voluto”.

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“In Lazzaro Felice” – continua Alice Rohrwacher –  “ancora più che nei film precedenti abbiamo voluto sperimentare la fiaba, con tutte le sue incoerenze, i suoi misteri, i suoi ritorni straordinari e i suoi personaggi buoni e cattivi. La fiaba e il suo simbolismo, inteso non come astrazione eterea o promessa di avventure sovraumane e nebulose, ma come gancio tra la realtà e un altro strato dell’essere: è dalla vita che nascono i simboli, in maniera così profonda e dettagliata che diventano la vita di tutti, la vita di un paese, l’Italia, nella sua trasformazione.  La storia, è sempre la stessa: la storia della rinascita, dell’araba fenice, dell’innocenza che nonostante tutto e tutti torna a visitarci, a struggerci”. 

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Attraverso le avventure di Lazzaro, Alice Rohrwacher ha voluto raccontare il passaggio da un medioevo materiale ad un medioevo umano: la fine di quella civiltà contadina tanto cara a un maestro da poco scomparso come Ermanno Olmi, la grande fuga dalle campagne per andare in città, “la loro rinuncia al poco per avere ancora meno”.