Il film che ha conquistato il Festival di Cannes
All’ultimo Festival di Cannes Lazzaro Felice (in uscita il 31 maggio), film scritto e diretto da Alice Rohrwacher è stato accolto da oltre 10 minuti di applausi. Un riconoscimento che ha commosso l’autrice che, incredula, ha dichiarato che non si aspettava un’accoglienza così entusiasta ed è felice che sia stato capito il messaggio. Questo successo iniziale è stato coronato poi con il premio per la miglior sceneggiatura.
Quella di Lazzaro (Adriano Tardiolo), un contadino che non ha ancora vent’anni ed è talmente buono da poter sembrare stupido, e Tancredi (Tommaso Ragno), giovane come lui, ma viziato dalla sua immaginazione, è la storia di un’amicizia. Un’amicizia che nasce vera, nel bel mezzo di trame segrete e bugie. Un’amicizia che, luminosa e giovane, è la prima, per Lazzaro. E attraverserà intatta il tempo che passa e le conseguenze dirompenti della fine di un Grande Inganno, portando Lazzaro nella città, enorme e vuota, alla ricerca di Tancredi.
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Lazzaro Felice secondo la regista “è la storia di una piccola santità senza miracoli, senza poteri o superpoteri, senza effetti speciali: la santità dello stare al mondo e di non pensare male di nessuno, ma semplicemente credere negli altri esseri umani. Racconta la possibilità della bontà, che gli uomini da sempre ignorano, ma che si ripresenta e li interroga come qualcosa che poteva essere e non abbiamo voluto”.
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“In Lazzaro Felice” – continua Alice Rohrwacher – “ancora più che nei film precedenti abbiamo voluto sperimentare la fiaba, con tutte le sue incoerenze, i suoi misteri, i suoi ritorni straordinari e i suoi personaggi buoni e cattivi. La fiaba e il suo simbolismo, inteso non come astrazione eterea o promessa di avventure sovraumane e nebulose, ma come gancio tra la realtà e un altro strato dell’essere: è dalla vita che nascono i simboli, in maniera così profonda e dettagliata che diventano la vita di tutti, la vita di un paese, l’Italia, nella sua trasformazione. La storia, è sempre la stessa: la storia della rinascita, dell’araba fenice, dell’innocenza che nonostante tutto e tutti torna a visitarci, a struggerci”.
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Attraverso le avventure di Lazzaro, Alice Rohrwacher ha voluto raccontare il passaggio da un medioevo materiale ad un medioevo umano: la fine di quella civiltà contadina tanto cara a un maestro da poco scomparso come Ermanno Olmi, la grande fuga dalle campagne per andare in città, “la loro rinuncia al poco per avere ancora meno”.