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Vasco Barbieri: “La musica mi ha salvato la vita”

È online il video di “A Little Bit of Present”, il nuovo singolo del cantautore romano Vasco Barbieri La prima volta Vasco Barbieri nasce il 6 agosto 1985 a Roma, la seconda dopo un coma che lo riporta allo stato iniziale, il 30 aprile 1993. A 7 anni ritorna a casa dopo il trauma con […]

di Redazione di Rumors.it | 23 Novembre 2019
Foto: Simone Impei

È online il video di “A Little Bit of Present”, il nuovo singolo del cantautore romano Vasco Barbieri

La prima volta Vasco Barbieri nasce il 6 agosto 1985 a Roma, la seconda dopo un coma che lo riporta allo stato iniziale, il 30 aprile 1993. A 7 anni ritorna a casa dopo il trauma con gravi danni alla vista, si avvicina al pianoforte e senza aver mai suonato prima esegue ad orecchio una canzone: da quel momento Vasco fa della musica il suo strumento principale per esprimersi e costruire la propria realtà.

“A Little Bit of Present” nasce come reazione ad un momento di crisi dopo l’università. Ero circondato da un mondo estremamente più vasto e complesso di quello che conoscevo. Nel comporre questa canzone, mi consolavo con il pensiero che l’inquietudine è un sentimento condiviso e che se sfruttata in maniera costruttiva può diventare un motore inarrestabile – racconta Vasco – Questa canzone mi ha ridato la forza di accettare la mia follia e la mia differenza e mi ha ridato il coraggio di ballare “fra e con” i miei fantasmi. Perché, in fin dei conti, siamo tutti parte di uno stesso mondo!”.

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Foto: Simone Impei

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Oggi noi di Rumors.it siamo in compagnia del cantautore romano Vasco Barbieri: ciao Vasco, A little bit of present è il titolo del tuo nuovo singolo, vuoi parlarcene?

A little bit of present è sia un punto di arrivo che un punto di partenza: l’apice della mia ricerca di un piano per comunicare con tutti e per rientrare in sintonia con me stesso. Sai, nella mia vita ho cercato molto una prospettiva che riuscisse a far coesistere tutti gli orizzonti dei miei interessi e le opinioni degli altri e del mondo. Quando, infine, per distrarmi, sfinito, ho accettato la mia condizione e il suggerimento di dedicarmi alla meditazione, allora ho scoperto il ‘qui, ora e adesso’ e, da fermo, da solo, davanti al pianoforte sono così riuscito a far coesistere le diverse angolazioni della mia realtà. La musica mi è servita per mettere ordine e dare senso, per riconoscere il valore di quello che mi arrivava e dedicargli lo spazio che meritava… un po’ un album di ricordi emotivi. Così è uscita A little bit of present, per omaggiare questo presente sempiterno da cui scaturiscono e a cui affluiscono tutte le mie sensazioni e pensieri. È per questo che ho deciso di presentarmi con questa canzone, per condividere quel momento in cui mi sono accorto che il Presente è un dono da cui, e attraverso cui, diventare essenzialmente se stessi… e penso che in un mondo in cui siamo ininterrottamente bombardati da suggestioni, sia piacevole fermarsi ed essere soltanto se stessi: ora.

 

Il brano parla di una società in crisi e del potere che può avere la musica in un contesto del genere…

No, la canzone parla di quel momento in cui ti arrendi a te stesso e fai i conti con la realtà. Certo, si tratta in fin dei conti di una crisi ininterrotta composta da ripensamenti, paure, timori e perplessità, ma questa canzone vuole essere invece una risposta a quello stato d’impotenza che ogni tanto ci assale, vuole essere un inno alla rivalsa… un po’ alla Braveheart se vuoi. Io penso che quando appariamo in questo mondo abbiamo delle possibilità e potenzialità definite; sta allora a noi scegliere il canale per migliorarle e svilupparle. Io ho scelto la musica perché mi consente di raggiungere gli angoli più remoti del mondo e del mio inconscio, perché mi permette di scegliere. Ho quindi intrapreso questo mestiere perché mi sembrava il modo migliore per rendere il mondo il luogo in cui vorrei vivere.

 

Ti sei avvicinato alla musica dopo un momento drammatico, sei stato in coma da piccolo, come hai fatto a superare quel momento?

Quel momento credo non si superi mai, quello della vita oltre la vita intendo. Quei ricordi, quelle sensazioni, quelle difficoltà in ospedale e poi per reinserirmi nel tessuto sociale. Il coma mi aveva fatto fare come un reset delle mie esperienze precedenti e la musica mi è stata indispensabile per rifarmi una ragione di quello che ho trovato una volta tornato dal tunnel. La musica è stata come un faro, come un occhio di bue che illuminava e schiariva ciò che non riuscivo a capire. Il suo effetto è servito a creare una continuità fra quello che mi si era bloccato dentro e ciò che mi circondava. La musica è stata la mia chiave di svolta!

 

Quali sono i tuoi cantanti/musicisti di riferimento?

Ce ne sono tanti! Forse tutti! Alcuni da un punto di vista più tecnico, mentre altri da un punto di vista contenutistico. Se dovessi citarti alcuni miei punti di riferimento più emblematici ti direi: Marvin Gaye, i Led Zeppelin, Stevie Wonder, Ivano Fossati, Cat Stevens, i Beatles, Billy Joel, Elton John,… tutti musicisti poeti che hanno contribuito concretamente con la loro musica a disfarsi di false illusioni e paure, e, al tempo stesso, a rassicurare durante il percorso di crescita e maturazione. Penso che la musica debba avere un ruolo maieutico e catartico, e i nomi che ti ho elencato sono sicuramente fra i primi che hanno collaborato affinché il mio mondo diventasse veramente il mio.

Foto Ufficio Stampa

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Sappiamo che per te la musica ha un valore non solo artistico, ma ha anche delle potenzialità in ambito fisico, biologico e psicologico, mi riferisco al tuo blog il Pianoforte intuitivo…

La musica mi ha salvato la vita ed è una cosa che continuerò a urlare ai quattro venti: “la musica fa bene”. In un certo senso ha un valore artistico in tutti questi ambiti: pensa a come si riforma la pelle dopo un ferita, a come si muove la tettonica a zolle della terra, agli andirivieni degli stati emotivi psicologici in una persona… è sempre un andamento armonico melodico che ogni volta meravigliosamente si scompone e ricompone come in una sinfonia! La musica è il ritmo della natura, delle onde del mare, del movimento delle nuvole, delle eruzioni vulcaniche, è la sinfonia celeste di Pitagora! Il mio blog voleva indagare ‘più scientificamente’ questa realtà che ho scoperto e aiutare i lettori a fare tesoro del potenziale che la musica consente a chiunque. Da sempre la musica è l’arte di organizzare la realtà emotiva, alla stregua dell’architettura. Allora ho intitolato questo blog Il Pianoforte Intuitivo perché è grazie all’intuizione di questa realtà sonora olistica che si riesce a far coesistere e risuonare la realtà fisica, biologica, psicologica e… spirituale nella propria vita.

 

In un’epoca piena di Talent Show tu cosa ne pensi? Parteciperesti a uno di questi programmi?

Tu svenderesti al mercato un mosaico su cui hai lavorato per anni in silenzio e che ti ha richiesto sudore, fatica, passione, sofferenza e anche frustrazione? Forse sì, anche Seneca aveva cominciato così d’altronde. Io ritengo i Talent un’occasione meravigliosa per presentarsi al mondo ed essere trovati da qualcuno che crede nel tuo progetto. Non ci parteciperei con il mio primo mosaico, ma sicuramente potrebbe essere divertente in altre occasioni per comunicare dei prossimi progetti. Penso che sarebbe stimolante, divertente ed avvincente perché, alla fine, quello è il mercato.

 

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Nel fare il cambio di stagione, nel cassetto sto scoprendo un sacco di progetti lasciati a metà e registrazioni che vale la pena fare ascoltare. In cantiere abbiamo un album che dovrebbe uscire nel 2020 e il video di un altro singolo. Per il futuro più a lungo termine, invece, direi che vorrei continuare a sviluppare le mie conoscenze riguardo agli utilizzi della musica nei diversi ambiti, come nel Pianoforte intuitivo, e continuare a fidarmi del flow perché, credo, solo così si rimane veramente sul pezzo. Sono in pista, non mi rimane che ballare .