Black Lives Matter: ora c’è Vogue al centro del mirino

Il Black Lives Matter travolge la moda: l’account Diet Prada mette sotto i riflettori Vogue per razzismo Diet Prada, l’account Instagram più temuto del settore fashion, si è espresso stavolta contro Vogue e la sua leggendaria direttrice Anna Wintour. L’istituzione dell’universo fashion è sotto accusa: diversamente dal luccichio glam di cui è coperto, per le […]

di Redazione di Rumors.it | 16 Giugno 2020

Il Black Lives Matter travolge la moda: l’account Diet Prada mette sotto i riflettori Vogue per razzismo

Diet Prada, l’account Instagram più temuto del settore fashion, si è espresso stavolta contro Vogue e la sua leggendaria direttrice Anna Wintour. L’istituzione dell’universo fashion è sotto accusa: diversamente dal luccichio glam di cui è coperto, per le persone di colore la vita lavorativa in Vogue è persino peggio del film “Il Diavolo veste Prada”.

“Condé Nast – casa editrice statunitense che pubblica le riviste più note dell’editoria americana – è sotto controllo riguardo ai loro comportamenti nei confronti dei dipendenti neri, ma c’è sempre stata molta palese insensibilità. Ecco qui alcuni dei momenti più controversi della storia di American Vogue, l’appropriazione culturale con cui sono state usate Persone Di Colore (POC) come oggetti di scena e il fascino del privilegio bianco.”, cita il post di Diet Prada, segue poi una gallery de “I più problematici momenti di American Vogue” che riporta infelici e controversi abbinamenti per cui nel corso degli anni Vogue ha dovuto porre le proprie scuse.

Foto: Emanuele Farneti. Image.net

 

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Ma non finisce qui. Di storie di discriminazione si parla anche dentro la redazione stessa di Vogue: stipendi al ribasso, orari di lavoro senza fine, bullismo da parte di colleghi bianchi e via dicendo. A parlarne è Shelby Ivey Christie, media planner di Vogue nel 2016, non ha potuto che descrivere il suo lavoro in redazione come “il più impegnativo e squallido della sua vita”.

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Così Anna Wintour ha dovuto fare un passo indietro, prendendosi la responsabilità di situazioni come quelle appena descritte e si scusa in una lettera interna, divulgata da Page Six. “Voglio dire in maniera chiara che so che Vogue non ha fatto abbastanza per promuovere e dare spazio a giornalisti, scrittori, fotografi, designer e creativi neri. Noi stessi abbiamo fatto degli errori pubblicando immagini o storie che possono essere risultate dolorose o intolleranti. Mi prendo la piena responsabilità di questi errori”.

Parole che confermano come reali le situazioni descritte dalle testimonianze, si spera siano destinate a cambiare, specialmente dopo questa lettera a cuore aperto. Le prove sono sempre state sotto gli occhi di tutti: The Cut fa notare come, in 125 anni di redazione, la copertina sia stata occupata soltanto una volta da fotografi neri e che solo 21 donne nere siano state ritratte. Per rimediare, è stato lanciato l’hashtag #VogueChallenge, con cui Twitter e Instagram si sono sbizzarriti nel creare le copertine come non sono mai state.

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Ma come twitta Joshua Kissi, direttore creativo e fotografo cresciuto nel Bronx, per quanto sia bello da vedere l’hashtag lanciato non è sufficiente: “Non è sufficente avere modelli JUST Black sulla copertina di Vogue. Dovrebbe esserci spazio per i fotografi neri per dare vita a queste storie.” Riporta così la problematica non tanto sull’estetica ma sul suo senso originale, il cambiamento deve avvenire nei meccanismi e comprendere le figure lavorative scelte nel mondo del Fashion, non soltanto l’edizione della copertina.