Su Facebook il videomessaggio del critico
Vittorio Sgarbi si scaglia contro il Comune di Trieste, colpevole a suo dire di aver trasformato il suo evento in un flop. “Mi pento di aver portato la mostra a Trieste”, dice lo storico dell’arte in un videomessaggio su Facebook, “Non farò mai più nulla per Trieste. Sono costretto a fare pubblicità io, ma era compito dell’amministrazione della città: non dovevo fidarmi”. A ieri i biglietti staccati erano 9182 in tre mesi e mezzo. L’inaugurazione risale al 27 aprile, quando Sgarbi rilasciò un’intervista senza risparmiare punzecchiature sulla gestione dei musei triestini e sulla bocciatura della sua idea di lasciare le opere in Porto vecchio perché l’esposizione diventasse permanente. I visitatori possono vedere i cartoni preparatori degli affreschi realizzati da Carlo Sbisà, i dipinti di Oscar Hermann-Lamp, il ritratto di Leonor Fini a un principe arabo, la Cleopatra di Artemisia Gentileschi, l’Allegoria del tempo di Guido Cagnacci.
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Oltre duecento pezzi, dal Quattrocento al secolo scorso, tutti provenienti dalla collezione Sgarbi-Cavallini. Rispetto alle precedenti esposizioni della collezione tenutesi a Osimo e Cortina d’Ampezzo, per l’occasione sono stati valorizzati i maestri triestini come Giuseppe Bernardino Bison, Giuseppe Tominz, Umberto Veruda, Arturo Nathan ed Edgardo Sambo. Il Comune ha speso 165mila euro, in parte coperti da un finanziamento della CRTrieste.
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“Palazzo Cheba” non vedrà però tornare un centesimo, perché gli incassi derivanti dai primi 22mila biglietti sono destinati per contratto all’associazione ViviPavia, responsabile dell’allestimento e a sua volta impegnata per 135mila euro. Per Sgarbi è tutta colpa del Comune, che porta in città capolavori e non lo comunica a nessuno: “Possibile che Trieste sia un luogo così disperato in cui le cose di buon senso non si fanno? Ho fatto un gesto di considerazione per una città bellissima e struggente, ma oggi gli uomini che la governano non hanno capacità, sentimento, passione. Mi vergogno e mi pento di aver mandato a Trieste le opere che ho tanto amato, raccolte con mia madre: una prova d’amore forse sbagliata”.
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A rispondere è l’assessore alla Cultura Giorgio Rossi, che attribuisce le responsabilità a Sgarbi stesso: “quando Sgarbi propone una mostra, chi più di Sgarbi si può autopubblicizzare? Se i risultati sono stati scarsi, il primo a doversi interrogare è l’amico Vittorio. Speravamo molto in lui. Tutte le mostre organizzate nell’ultimo anno a Trieste non hanno avuto i risultati sperati.Questa è la prima organizzata dalla nostra amministrazione e ha avuto comunque una media di oltre duemila visitatori al mese: più di quelle precedenti e spendendo molto meno, anche se il risultato non è stato certo faraonico. La pubblicità non si inventa, ma si costruisce nel tempo e quando siamo arrivati abbiamo trovato una comunicazione culturale e turistica pari a zero. Ora abbiamo cominciato a investirci”.
Anna Laganà