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Daniel Day-Lewis: quella volta che fuggì a Firenze

L’attore rappresenta uno dei talenti maggiormente premiati, riconosciuti e amati nel contesto della cinematografia contemporanea, ma pochi ricordano dei suoi trascorsi italiani

di Redazione Rumors.it | 4 Luglio 2021
Foto: PrPhotos

Daniel Day-Lewis è allo stesso tempo dandy (elegante e alla moda) e uomo controcorrente del cinema moderno. È un talento fuori scala, con una personalità sfaccettata e bizzarra. A 62 anni, l’attore anglo-irlandese è forse il più grande talento che manca alla produzione cinematografica. Manca perché improvvisamente ha annunciato il ritiro al termine delle riprese de Il Filo nascosto di Paul Thomas Anderson, il grande demiurgo dietro agli ultimi straordinari personaggi interpretati da Day-Lewis.

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Daniel aveva già sperimentato sulla propria pelle un ritiro dalle scene improvviso. Nel 1999, infatti, si trasferì senza avvisare nessuno a Firenze. Esausto dalle continue attenzioni mediatiche e dalla sempre più scarsa vena creativa dei lavori sottopostogli dalle major hollywoodiane, Day-Lewis decise di dedicare il suo tempo e la sua vita all’apprendimento di un mestiere artigiano antico, popolare ma nobilitato dall’arte del ‘saper fare’ tutta italiana: quello del calzolaio. Iniziò a lavorare nella bottega Stefano Bemer in uno storico distretto popolare punteggiato da botteghe ed eccellenze artigiane.

Daniel Day-Lewis, Reynolds Woodcock in Il Filo Nascosto

Foto: Ufficio Stampa

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La titolare del negozio, Cristina Bemer, ha raccontato: “Daniel arrivava in bici con una bottiglia d’acqua, una camicia a quadri e i jeans. Aveva una compostezza irreale, non dava confidenze: stava in religioso silenzio 8 o 9 ore al giorno. Il primo ad arrivare, l’ultimo ad andarsene”. Solo Martin Scorsese in persona riuscì a convincerlo, nell’agosto del 2000, a tornare sui suoi passi. Una tappa della vita che, però, Day-Lewis ha ritenuto fondamentale nel lavoro forse più complesso per un attore: ritrovare se stesso, la propria identità e la mappa delle priorità nel corso della vita.

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L’anno successivo avrebbe accettato la parte di Bill il Macellaio nello straordinario affresco scorsesiano sulla New York al tempo della guerra civile americana. Durante la pre-produzione di Gangs of New York, Day-Lewis ha imparato da zero il mestiere del macellaio e di lanciatore di coltelli, arrivando a calarsi talmente in profondità nella parte che da rifiutare le cure mediche per una polmonite che lo aveva afflitto sul set e a rompersi il setto nasale in uno degli scontri corpo a corpo con Leonardo di Caprio, ma continuando comunque a recitare. L’ennesima dimostrazione di dedizione assoluta e fedele verso la propria vocazione, finalizzata ad una visione alta, quella di lasciare una traccia indelebile nell’universo della settima arte, il cinema.

 

Foto: ufficio stampa