Non c’era nulla di giusto in questa storia: nè il dolore di una malattia, indicibile, nè la diagnosi, sbagliata e men che meno la conseguenza, tragica e irreversibile come solo la morte può essere. In occasione del 70esimo compleanno di Robin Williams è stata mondiale l’onda di affetto e gratitudine verso l’attore scomparso l’11 Agosto 2014.
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La ricorrenza è stata la giustificazione migliore per ripensare alle battute storiche dell’attore, ai film straordinari in cui la sua interpretazione ha dato il guizzo ulteriore a una già perfetta sceneggiatura, insomma, all’indimenticabile bagaglio che Robin ha portato via con sé: l’eccentrico e camaleontico genio, che in ogni veste sapeva esprimere al meglio la personalità incarnata. Anche il figlio Zak ha deciso di dire la sua e ha colto la palla al balzo per ricordare l’ultimo periodo vissuto insieme al padre.
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Con un intervento al podcast The Genius Life Zak ha parlato anche della battaglia che suo padre ha condotto contro i terribili effetti debilitanti della malattia che lo spinse al suicidio, non il morbo di Parkinson come si credeva ma una patologia neurodegenerativa chiamata demenza da corpi di Lewy che Zak ha tentato di spiegare: “Quello che vedevo era frustrazione.
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Ha attraversato qualcosa che non combaciava perfettamente con l’esperienza di molti malati di Parkinson e penso che per lui sia stato durissimo. Era frustrato da problemi di concentrazione, c’era tutta una serie di questioni che aveva a che fare col come si sentiva anche da una prospettiva neurologica. Non si sentiva a suo agio. Quelle medicine che prendeva non erano una passeggiata. Erano molto pesanti da sostenere, mentalmente e fisicamente. E io non potevo fare altro che provare empatia, sentirmi frustrato per lui” ha raccontato il figlio.
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La rete di affetto e vicinanza verso Robin cominciò a crearsi tra parenti e amici che mai pensarono di lasciarlo solo nel sostenere il peso del dolore; eppure, ha spiegato a distanza di anni Zak, anche l’amore non è bastato. “È una malattia che ti isola anche se sei circondato dalla tua famiglia e dalle persone che ti vogliono bene. È stato… non vorrei dire un breve periodo perché, in realtà, è parso estremamente più lungo di quanto non fosse perché, per lui, è stato segnato da una intensa frustrazione”: isolato tanto da non trovarsi più dentro se stesso, Robin si sentì portato all’esasperazione dalla paura, dall’angoscia e dalla sofferenza di dover convivere con un male più grande di lui.
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Robin Williams malattia: il figlio Zak ha parlato della malattia del padre
Neanche il cinema, compagno di vita dell’attore da sempre, è riuscito a distoglierlo da quell’idea e da quel progetto che l’ha strappato via alla cultura e alla famiglia senza pietà. La diagnosi errata che gli aveva consegnato il peso del morbo di Parkinson di poco differisce dalla diagnosi giusta, evidenziata solo dopo la morte di Williams. La demenza da corpi di Lewy condivide con il morbo di parkinson i tremori anche se i corpi di Lewy sono grumi anomali di proteine che si riuniscono nelle cellule del cervello e sono responsabili per il 10-15% dei casi di demenza. L’autopsia sul corpo dell’attore ha trovato un numero sorprendentemente alto di corpi di Lewy mettendo in luce che il suo cervello era in uno stadio avanzatissimo della malattia.
Today would be 70. Missing you especially much today. Love you always evermore. pic.twitter.com/Evc7uW48eS
— Zak Williams (@zakwilliams) July 21, 2021