Anche se in questi giorni l’attenzione del mondo, giustamente, guarda altrove per chi volesse distoglie la mente per qualche ora può dedicarsi alla visione dei film candidati agli Oscar 2022. La cerimonia si terrà infatti il 27 marzo in diretta da Los Angeles. Tra le pellicole candidate alla categoria Miglior Film c’è King Richard – Una famiglia vincente. La storia è quella delle sorelle Williams, le due stelle del tennis entrate a pieno titolo nella Hall of Fame dello Sport.
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Il film si concentra sulla narrazione dell’ascesa di Venus prima e di Serena Williams poi, in un piano studiato alla perfezione dal padre Richard. Se la storia del successo delle sorelle Williams nel mondo del tennis è più o meno patrimonio di conoscenza comune, la figura del padre è di certo l’elemento inedito. Una figura controversa sin dall’inizio ma che conserva la coerenza di chi ha già tutto in mente. Di genitori tiranni che spronano i figli alla realizzazione di un desiderio di gloria non loro ne è piena la storia, ma di quelli come Richard che, seppur nella difficoltà economica e in un mondo brulicante di pregiudizio verso la comunità afroamericana, hanno trasformato la passione di una famiglia in un successo clamoroso sono una rarità.
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Il successo delle Williams nel mondo del tennis ha dato ragione al padre, ma la pellicola mette ben in evidenza quanto l’autogestione ottusa di Richard riguardo la carriera delle figlie – anche quando ormai potevano contare su coach di fama mondiale – non sia stata facile da gestire per l’intera famiglia e per lo staff sportivo. Ma a tutto c’è una spiegazione, anche nei momenti più irrazionali come quando Richard decide di impedire ad una Venus tredicenne di partecipare ai tornei, escludendola per anni dal circuito Junior. Per quanto lo spettatore si sforzi di immedesimarsi nel personaggio istrionico di Richard, in quel momento c’è la rottura definitiva del punto di vista e si innesca il caos.
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King Richard recensione film: la bellezza dell’autenticità
Il disequilibrio, però, termina con la conversazione di Venus con il padre, in cui quest’ultimo racconta alla figlia un pezzo del suo passato che intreccia sofferenza, vergogna e rabbia, dando vita al momento più empatico e toccante dell’intero film. Il film conserva i dettami del docu tradizionale ma ha il privilegio raro di rinunciare alla superficialità privilegiando la profondità, nel quale domina l’oscurità ma alla fine è nel buio che si nasconde la bellezza dell’autenticità. Oltre al sacrificio di due genitori, la pellicola affronta in modo non banale il problema il tema del razzismo, la violenza fisica di un padre che cerca di difendere le figlie, il pregiudizio di un élite come quella dello sport nei confronti di una famiglia di umili origini, e per giunta con la pelle nera. La storia delle sorelle William non è solo l’esempio di successo e dedizione nello sport ma anche di riscatto, di due bambine che hanno dato fiducia ad un’intera comunità.
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