”A discapito delle sentenze di morte preannunciata, la televisione italiana si presenta resiliente”. È questa una delle frasi più utilizzate per descrivere lo stato di salute della televisione odierna nel Paese, dopo che le piattaforme streaming hanno stabilizzato la propria posizione nel panorama dell’intrattenimento. Nonostante la veridicità dell’affermazione risulti fuori discussione – i dati dimostrano un piccolo schermo forte nell’impresa di adattarsi al nuovo scenario mediale -, l’interesse verso la televisione italiana pare essersi mosso, soprattutto negli ultimi mesi, più verso il gossip che gravita intorno ad essa, che verso l’offerta di contenuti proposta – la quale sembra non essere altrettanto forte da dominare la conversazione -.
La Rai post-Amadeus: nuova avventura per Fiorello e un inaspettato arrivo
A testimonianza di ciò basta aprire X, il social che ancora detiene il monopolio della conversazione digitale. Negli ultimi mesi, le tendenze si sono polarizzate intorno al giro di poltrone avvenuto non solo in Rai – anche se l’addio di Amadeus e il nuovo direttore artistico del Festival di Sanremo 2025 sono stati, innegabilmente, l’oggetto di maggior interesse -, ma anche a Mediaset, con la cacciata di Barbara d’Urso (che ora respira la propria libertà su TikTok) e la conduzione discussa di un nuovo Pomeriggio Cinque a firma di Myrta Merlino. Inoltre, impossibile non citare il capitolo Nove: il canale, di proprietà di Warner Bros. Discovery, si è accaparrato due dei volti di punta della tv di Stato, Fabio Fazio e Amadeus, tanto da far parlare della nascita di un terzo polo televisivo; e non è da escludere che la diaspora verso la libertà sia solo all’inizio.
Il “gossip” intorno al via vai di volti che hanno interessato Rai, Mediaset e il Nove, ha dominato la conversazione, mettendo in secondo piano l’interesse verso i contenuti. Tuttavia è doveroso sottolineare che l’offerta di intrattenimento dei canali generalisti, da qualche tempo, si è dimostrata carente in quanto a coinvolgimento del pubblico, dimostrando la propria forza nei soli programmi-evento (come Sanremo che però dovrà affrontare la sfida del cambio di direzione artistica).
Le dinamiche di potere e il gioco dei volti sul tavolo dei palinsesti hanno contribuito a mettere in secondo piano le difficoltà che, da qualche anno, vivono i contenuti televisivi. Difficoltà che si palesano soprattutto nella missione – ad oggi fallimentare – di stare al passo con i tempi (salvo i casi eccezionali sopra citati) in quanto a contenuti, nella battaglia contro le piattaforme streaming. Tuttavia, considerando l’acceso interesse verso il piccolo schermo risvegliato da tali cambi di poltrona, le reti potrebbero approfittarne per consolidare la qualità dei propri contenuti, iniziando a giocare in attacco piuttosto che in difesa.