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Rai e la piaga della censura. Ma la fuga dei conduttori non basta più

Il magazine di Le Monde ha dedicato la copertina alla Rai, ormai nelle mani dell’estrema destra, portando al centro il tema della censura. Tuttavia la fuga di alcuni conduttori e il silenzio di altri non sembra la soluzione migliore

di Sara Radegonda | 16 Luglio 2024
Giorgia Meloni, Prima 2022 al Teatro alla Scala - Foto: IPA

Fu Rai, oggi Tele Meloni. Le vicende che nell’ultimo anno hanno coinvolto l’emittente di servizio pubblico in Italia, non solo hanno riportato in auge il termine “censura”, ma hanno varcato i confini del Paese, fino a diventare oggetto di studio anche in Francia. Infatti Le Monde Magazine ha dedicato un lungo approfondimento all’imposizione della destra sulla comunicazione della Rai, intitolando l’articolo L’estrema destra si è impossessata dell’antenna. “Nonostante le alternanze politiche, il gruppo audiovisivo pubblico è rimasto un bastione piuttosto di sinistra. Una roccaforte della quale la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, eletta nel 2022, ha intrapreso la conquista. Trasmissioni soppresse, nomine strategiche, ridefinizione dei programmi… con il pretesto di un ritorno al pluralismo, il potere si è impegnato in una guerra culturale” si legge nel servizio di Le Monde Week-End.

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L’approfondimento del quotidiano francese è stato, con tutta probabilità, una reazione all’ultimo episodio – solo in ordine cronologico – di censura operata dalla Rai. Dopo la vittoria del Nuovo Fronte Popolare alle legislative in Francia, che ha inaspettatamente “battuto” il favoritissimo Rassemblement National di Jordan Bardella e Marine Le Pen, la Rai ha deciso di non coprire la notizia durante l’edizione centrale del telegiornale, dando precedenza ad altre notizie presenti nell’agenda. Una decisione, il cui intento è stato drammaticamente palese, che ha innescato una reazione di indignazione, riaccendendo un dibattito urgente sulla questione. Tuttavia l’episodio delle elezioni francesi è stato solo la punta di un icerberg di censure, che hanno contribuito a delineare un quadro decisamente preoccupante.

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Prima il rumoroso addio di Amadeus a Sanremo e alla Rai – e le ipotesi di insistenti pressioni politiche, poi smentite -; poi il ritorno ingiustificato di Pino Insegno (responsabile di uno dei flop peggiori degli ultimi anni), a sottolineare come in Rai conti di più l’amicizia con Giorgia Meloni che i risultati concreti del proprio lavoro. Queste, col senno di poi, sono state solo le premesse per ciò che sarebbe avvenuto in seguito: il caso Scurati. Dopo che l’ospitata di Antonio Scurati in occasione del 25 aprile è stata cancellata e Serena Bortone ha deciso di leggere pubblicamente il monologo preparato dal Premio Strega – con tanto di provvedimento disciplinare montato su un cavillo di privacy -, l’intenzione dell’attuale governo di prendere il controllo della comunicazione è stata chiara. Una deriva che si è poi palesata attraverso non solo il caso delle elezioni francesi, ma soprattutto tramite la diaspora di conduttori che hanno lasciato la Rai alla volta di nuove avventure editoriali.

Non da ultime si sono aggiunte le dichiarazioni di Sigfrido Ranucci, volto e autore di Report, che indignato dallo spostamento di orario della trasmissione ha dichiarato: “Non parlo della Rai perché voglio evitare un provvedimento disciplinare, dico solo che per la prima volta da 30 anni non vado alla presentazione dei palinsesti”, come riportato da Il Fatto Quotidiano. Dichiarazioni che diventano testimonianza diretta del clima pesante che attualmente si respira nei corridoi di viale Mazzini, già alle prese con dati preoccupanti in merito alla resa delle trasmissioni.

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Tale deriva della Rai rende evidente l’urgenza di un dibattito e di una presa di coscienza che esula di gran lunga l’addio di alcuni conduttori e il silenzio di altri, a cui abbiamo partecipato negli ultimi mesi. Infatti solo pochi giorni fa Daria Bignardi, volto storico dell’emittente di servizio pubblico, è stata ospite al podcast BSMT condotto da Gianluca Gazzoli, durante il quale ha rivelato di essere stata censurata: la conduttrice ha scoperto, mentre era in pizzeria, che la puntata de L’era glaciale – il programma da lei condotto su Rai2 – era stata censurata a causa di una battuta di Morgan (ospite fisso) su Berlusconi e la P2. Di fronte a ciò, la conduttrice ha dichiarato di non aver mai fatto parola dell’accaduto e di aver scelto semplicemente di andarsene dalla Rai. Dunque lì dove Serena Bortone ha deciso di denunciare, Bignardi ha scelto di intraprendere altre strade. Due modi opposti – e del tutto legittimi – di contrastare la piaga dilagante della censura che, però, oggi ha raggiunto un livello per cui il silenzio non sembra essere più la soluzione. Senza dubbio la presenza dei volti forti della Rai su nuove reti potrebbe spostare ulteriormente il pubblico, mandando un messaggio sempre più chiaro; ma la consapevolezza da parte degli spettatori resta un passaggio fondamentale.