“Kamala IS brat”. È bastato questo tweet della cantante pop britannica Charli XCX perché Kamala Harris ricevesse la benedizione non solo delle nuove generazioni, ma soprattutto dei social. Dopo il ritiro di Joe Biden – che ha rivelato di aver fatto tale scelta “per il bene della democrazia” e per lasciare spazio ai giovani -, il testimone per la corsa alla presidenza degli Stati Uniti è passata nelle mani della vicepresidente Kamala Harris che, in caso di vittoria, sarebbe la prima donna nera presidente ad entrare alla Casa Bianca.
Cosa vuol dire essere una brat girl?
Nei primi giorni di assestamento Harris non solo ha ricevuto il sostegno dei grandi del partito democratico e di Hollywood, raccogliendo quasi 100 milioni di dollari nei primi due giorni dopo l’annuncio, ma ha ricevuto l’endorsement anche della cantante Charli XCX, che ha ribattezzato la candidata come “brat”, aprendole la strada del consenso del mondo dei social. A seguito del tweet di Charli XCX, il profilo X di Harris ha cambiato l’immagine del profilo scegliendone una con lo sfondo verde acido. Ma dietro al termine brat – che significa letteralmente ragazzaccia (ma è usato nel senso di ragazzina impertinente e sfacciata) -, c’è un vero e proprio movimento di autodeterminazione.
Cosa ci fanno Kim Kardashian e la vice-presidente degli USA Kamala Harris nella stessa stanza?
kamala IS brat
— Charli (@charli_xcx) July 22, 2024
Se avete frequentato di recente i social network, vi sarà sicuramente capitato di imbattervi in foto profilo verde acido o accessori (magliette e gadget) in cui campeggiava fiera la scritta “brat”, accompagnata da articoli rimbalzati sulle testate principali del globo con l’analisi di quella che è stata soprannominata la “brat summer“. Infatti quello delle brat girl, le ragazzacce, è un vero e proprio movimento di autodeterminazione in cui si rivendica la libertà di concedersi qualche pazzia o di comportarsi in modo indisciplinato. Un invito, dunque, a non curarsi delle opinioni altrui e dei dettami socialmente imposti per assaporare un po’ di sana leggerezza. Ma dove è nato questo movimento?
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Come è nato il fenomeno brat?
Tutto ha avuto inizio dall’uscita dell’ultimo album della cantante britannica Charli XCX, pseudonimo di Charlotte Emma Aitchison, intitolato proprio Brat, caratterizzato da una copertina color verde acido, volutamente anti-estetica, a sottolineare la natura sovversiva e decadente del progetto. Un album che è, a tutti gli effetti, un manifesto programmatico di questo nuovo fenomeno che mette al centro le donne, ma che fa dell’assenza di etichette la propria bandiera. L’estetica della copertina, obbiettivamente “brutta”, ha avuto enorme risonanza sui social grazie alle creazione di meme che hanno iniziato a circolare guadagnando sempre più popolarità.
In seguito all’esplosione del fenomeno, l’aggettivo brat ha iniziato ad essere associato non solo ad atteggiamenti e personalità, ma anche ad oggetti: “Un pacchetto di sigarette, un accendino Bic e un top bianco da portare senza reggiseno” come ha rivelato la stessa fondatrice a giugno a BBC Sounds. Infatti l’idea di fondo è che brat sia qualsiasi cosa che esuli i confini del perbenismo imposto e che, al contrario, professi libertà sfrontata e stilosa nella manifestazione della propria dozzinalità, come riporta Il Post.
In generale, come ha scritto la giornalista del Guardian Zoe Williams, il movimento brat in luce “il modo in cui le giovani donne attualmente aspirano a vivere: sporche, edonistiche, felici e senza reggiseno”; in antitesi all’immagine della “brava ragazza” promosso da pop star come Taylor Swift, che propone un modello di femminilità tradizionale. Un fenomeno, già iniziato negli scorsi anno dove su TikTok erano diventati virali alcuni video in cui ragazze normalizzavano il loro “essere brutte”, struccate e in pigiama, che restituisce la temperatura delle nuove generazioni, soprattutto femminili, che sottende un denominatore comune: il bisogno di affermare la propria libertà.