Adieu, Olimpiadi di Parigi 2024. Au revoir Torre Eiffel, il centro del mondo in giorni olimpici. Tom Cruise ha portato la quota Mission Impossible alla cerimonia di chiusura e ha passato il testimone al futuro prossimo, quello targato Los Angeles 2028. Come a far presagire che Americans do it better. Mentre la Francia smette, con gran sollievo, di mentire sulla vera identità della sua Senna e ripiomba nell’incubo politico (avete mai visto un panem et circenses di tali dimensioni?), il popolo gusta il benservito. Un aperitivo bitter che sa di spaesamento dovuto al non saper più di cosa parlare – o a cosa condividere nelle Instagram stories -. Anche se, in tutto questo tran-tran di olimpioniche polemiche, sono successe tante cose belle che, no, non riguardano i record o il medagliere azzurro.
Tom Cruise stupisce ancora: chiude le Olimpiadi 2024 con una discesa “Impossible”
Cosa resta delle Olimpiadi di Parigi dopo la chiusura
Parigi ha fatto da sfondo al tramonto dell’anacronistica cultura della prestazione e del successo. Una Waterloo esplosiva celata dietro l’entusiasmo di Benedetta Pilato per il suo quarto posto, che ha tratteggiato l’inettitudine di una certa stampa e di una certa generazione, votate alla prestazione. Non solo gli ori, il gradino più alto del podio, la vittoria, ma la consapevolezza che vincere non è e non deve essere tutto. L’eredità è la filosofia del sacrificio. Lo sport come metafora della vita. Essere fieri di se stessi, cadere per poi saltare ancora più alto o sognare di farlo (anche con una colina renale), quello sì che è tutto. “Non ciò che manca, ma ciò che c’è”, dal vangelo secondo lui, il profeta di Parigi.
@rumors.it #tomcruise si lancia dal tetto dello #stadedefrance per la chiusura delle #olimpiadi2024 ♬ suono originale – Rumors.it
Olimpiadi, la stampa italiana è oro in inettitudine
“Ciò che c’è, non ciò che manca” dal vangelo secondo Velasco
La consapevolezza di poter essere migliori, non per la gloria o per l’oro, ma per poter dire di essere fieri di se stessi, è tutto ciò che va oltre il riconoscimento materiale. L’insegnamento che dagli stretti confini dello sport dovrebbe aprirsi alla vita, quella di tutti, di coloro che non saltano aste ma pozzanghere e corrono veloci solo per prendere il treno. Il verbo di un uomo che è Julio Velasco. Colui che ha trovato la crasi perfetta tra filosofia e sport – sport della filosofia e filosofia dello sport – e che ha regalato l’oro alla pallavolo femminile italiana (quella con Paola Egonu) ma ancor di più ha scoperto il tallone d’Achille azzurro. Guardare sempre a ciò che non c’è, invece di concentrarsi su ciò che già c’è, concerto, solido, vero. Un mantra semplice e puro. E per questo immune alla politica.