All’81esima Mostra del Cinema di Venezia il rumore dei divi – numerosissimi – sembra sovrastare tutto, ma il quarto giorno il ritmo è cambiato: invece delle urla dei fan gremiti alla soglia del red carpet, il febbrile caos è arrivato a seguito della prima di The Brutalist, il film in concorso di Brady Corbet con Adrien Brody e Felicity Jones. Un lunghissimo-metraggio (4 ore) tra amore, guerra e architettura che ha conquistato la critica, dandogli accesso alla zona Leone d’oro.
Le grandi riflessioni sul presente a Venezia 81: tra guerra e estremismi
The Brutalist con Adrien Brody conquista Venezia 81
Brady Corbet torna a Venezia 81, dopo L’infanzia di un Capo e Vox Lux, con la storia di un architetto ebreo ungherese, László Tóth (Adrien Brody), fuggito all’Olocausto e emigrato negli Stati Uniti alla ricerca di un’esistenza migliore insieme alla moglie insieme alla moglie Erzsébet (Felicity Jones). Un film ambizioso – già a partire dalla durata -, nato dalla voglia di realizzare un’opera dedicata a quegli artisti che, dopo la Seconda Guerra mondiale, non hanno potuto realizzare la propria visione: “[…] ci sono stati così tanti artisti al di fuori della Bauhaus pieni di talento e di idee, di cui non siamo mai riusciti a vedere realizzate le loro opere, e così ho deciso di fare un film dedicandolo proprio a questi artisti, di cui László rappresenta, idealmente, la personificazione” ha rivelato il regista americano con un passato da attore.
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Brady Corbet e la durata di The Brutalist
È stato chiaro sin dai tempi precedenti la prima a Venezia 81 che Brady Corbet con The Brutalist aveva puntato in alto, realizzando un’opera molto ambiziosa, a partire dalla sua durata (215 minuti) e dalla scelta di girarlo interamente su pellicola 70mm: “Non esiste una “confezione” migliore per il proprio lavoro, credo che sia abbastanza stupido valutare un’opera dalla sua durata. In vita mia ho letto delle fantastiche novelle così come dei bellissimi romanzi, non c’è una durata che fa sì che il film sia migliore o peggiore. Per quanto riguarda poi la scelta del 70mm, volevo far sì che il film fosse il più fedele possibile al periodo in cui è ambientato, perciò utilizzare un formato che era stato progettato originariamente negli anni ’50 mi sembrava la scelta migliore che potessi fare” ha rivelato in conferenza stampa il regista. Una durata, 4 ore con 15 minuti di pausa imposti dal regista stesso con un timer sullo schermo, che non ha scoraggiato il pubblico presente al Lido, il quale si è fatto conquistare dalla visione di Corbet e dalla magistrale performance di Adrien Brody (di ritorno a Venezia dopo la partecipazione con Blonde nel 2022), che per alcuni è da Oscar.
Adrien Brody in una performance da Oscar
Durante la conferenza stampa, Adrien Brody ha raccontato l’empatia provata per il personaggio di László Tóth, diviso tra genio e sregolatezza: “Ho subito trovato familiarità con il personaggio, poiché essendo io stesso figlio di una madre (Sylvia Plachy, nota fotografa ungherese-americana) che ha lasciato il suo paese natale per vivere negli Stati Uniti da rifugiata come lui, ho immediatamente visto dei parallelismi tra le opere di mia madre e quelle di Lászlo, perché il clima della guerra si ripercuote su tutta l’opera di un’artista. Siccome trovo che sia molto importante entrare in sintonia con il proprio personaggio, questa cosa mi ha decisamente aiutato nell’interpretazione del ruolo”.