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Venezia 81, Pedro Almodóvar: “Il Leone d’oro non era scontato in un’edizione così speciale”

La stanza accanto di Pedro Almodóvar ha vinto il Leone d’oro. Sul palco il regista ha fatto una dedica all’Italia e alla sua carriera

di Sara Radegonda | 8 Settembre 2024
Pedro Almodovar alla cerimonia di consegna del Leone d'oro a Venezia 81 Foto: IPA

L’81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia si è conclusa sotto il segno di un grande maestro. La stanza accanto di Pedro Almodóvar, il suo primo film in lingua inglese, si è aggiudicato il Leone d’oro, consegnato dalla Presidente di giuria Isabelle Hupert che, nella conferenza stampa dopo la cerimonia, ha sottolineato l’assenza dell’unanimità della giuria. Una rivelazione che non stupisce considerando l’alto livello dei film presenti in concorso in questa edizione, che ha visto il ritorno delle grandi star al Lido (dopo la gravosa assenza dello scorso anno dovuta allo sciopero degli attori).

Il regista spagnolo, dopo aver ricevuto il premio per il miglior film, ha voluto sottolineare la qualità dei film presenti alla kermesse quest’anno, dicendosi stupito della vittoria: “Sono emozionato, non pensavo di vincere il Leone d’Oro. Ma una volta che c’è l’hai diventi dipendente. Credo che non potrò vivere più senza questo Leone accanto”, ha detto a caldo il regista spagnolo. “Questo premio mi ha fatto piacere, non era scontato perché ho visto alcuni film del festival, e vorrei vederli tutti, ma posso dire che è stata un’edizione speciale”.

Il discorso di Pedro Almodóvar dopo il Leone d’oro

Pedro Almodóvar con La stanza accanto ha reso manifesto uno dei lati più straordinari dell’arte cinematografica, ovvero la capacità di alcuni registi di mettersi alla ricerca di qualcosa di nuovo, cambiando prospettiva e abbandonando le vecchie e confortevoli chiavi in favore di un salto verso l’inesplorato. Una voglia di sperimentare che ha condotto Almodóvar a portare sul grande sul granché schermo un tema caro alla contemporaneità come l’eutanasia invitando, attraverso la storia dell’amicizia tra due donne Ingrid e Martha (Julienne Moore e Tilda Swinton), alla riflessione e a un dibattito necessario (anche a livello politico).

“Non volevo forme di sentimentalismo proprio per questi argomenti volevo fare un film profondo e austero alla luce della tematica espressa e la vitalità del personaggio di Martha, interpretato da Tilda Swinton, che prende la decisione di togliersi la vita da malata terminale attraverso un atto consapevole. La mia narrativa è cambiata, meno barocca, dopo 23 film ho piacere di cambiare anche se credo che in tutti i miei film mi si riconosca. Adesso mi identifico di più con questa forma, per fortuna quando ero giovane ho fatto film molto pazzi, folli e questo mi ha tranquillizzato, non ne sento la necessità”.

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La dedica all’Italia

Nel discorso dopo aver ricevuto il Leone d’oro, Pedro Almodóvar ha anche riservato una dedica speciale all’Italia, da sempre presente nelle sue pellicole: “Sentire affetto dall’Italia, ogni volta che vengo qui mi sento molto amato, ma è reciproco. La cultura italiana è sempre presente nei miei film. Io sono cresciuto con la cultura pop, cinema e musica, degli anni ’60. La conosco tutta, in Spagna era di moda, era un’istituzione”.

L’appello alla politica

Inoltre, in virtù del ruolo affidato alla sua pellicola, il regista ha parlato anche dell’urgenza di una legislazione in merito alla dolce morte, dei “diritti che con la destra corrono dei rischi”, augurandosi che sull’eutanasia “i governi trovino il modo di renderla possibile”. E poi ha concluso: “Avvertiamo tutti forte la sensazione di catastrofe presente, ma dobbiamo tentare di vivere la vita con sollievo, cercando di rendere felici gli altri seppure noi non lo siamo. Speriamo che l’apocalisse ci dia più tempo prima di scatenarsi”.