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La sentenza

“Baby Reindeer non è una storia vera”. Così Fiona Harvey prepara la causa a Netflix

Fiona Harvey, che si suppone essere la donna che ha ispirato il personaggio di Martha nella serie “Baby Reindeer”, potrà fare causa a Netflix. Ecco perché

di Sara Radegonda | 1 Ottobre 2024
Foto: Screenshot YouTube

C’è un dettaglio che, più di qualsiasi altro elemento, ha ribaltato del tutto le sorti di Baby Reindeer. Di serie tv che raccontano vicende dai toni inquietanti – al limite del crime – ne è ricolmo il catalogo di Netflix, tuttavia nessuna è stata in grado di sconvolgere tanto l’opinione pubblica, tanto da diventare un vero e proprio caso mediatico. Perché? La risposta al quesito è da ricondurre ad un cartello, depositario del vero dramma legato alla storia – che racconta di un ragazzo (Richard Gadd, attore e vittima) e della sua stalker Martha -, posto all’inizio del primo episodio: “È una storia vera”. Una dichiarazione di intenti che ha portato la drammatica vicenda fuori dai confini dello schermo, creando un cortocircuito tra realtà e rappresentazione giunto fino in tribunale.

Baby Reindeer, il discorso di Richard Gadd agli Emmy Awards 2024

Cr. Richard Gadd/Netflix © 2024

Baby Reindeer storia vera? La sentenza del giudice

A seguito dell’incredibile risonanza avuta da Baby Reindeer dopo l’uscita su Netflix il pubblico, spinto da una morbosa curiosità, è riuscito a scovare la vera Martha, identificata in Fiona Harvey, la stalker di Richard Gadd (creatore della serie che racconta la sua storia). La stessa Harvey che, ospite da Piers Morgan, aveva raccontato una verità diversa, tacciando di menzonieri (l’aggressione fisica né il periodo in carcere sarebbero episodi realmente accaduti) non solo Gadd ma l’intera produzione Netflix, dicendosi decisa a procedere per vie legali. Un processo che, oggi, sembra vertere a suo favore.

Baby Reindeer, non è ancora detta la parola fine: il racconto della vicenda

A poche settimane dal trionfo di Baby Reindeer agli Emmy Awards dove si è aggiudicata un premio come miglior mini-serie, il giudice distrettuale della California R. Gary Klausner ha deciso che le accuse di diffamazione mosse da Fiona Harvey contro la piattaforma Netflix sono legittime, in quanto “la storia raccontata non è vera”. Di fatto, essendo la serie frutto di un racconto di finzione che parte da uno spunto reale, Harvey potrà procedere contro Netflix.

La reazione di Richard Gadd

Dopo che Netflix era già riuscito a eliminare le accuse di negligenza legate alle mancate verifiche effettuate sulla vicenda e la richiesta di 170 mila dollari di danni punitivi di Fiona Harvey, il cartello posto all’inizio del primo episodio potrebbe costargli caro. In merito alla dichiarazione iniziale – che sottende un patto narrativo con il pubblico – si era già espresso Richard Gaad, ideatore, sceneggiatore e interprete della serie, nonché protagonista nella realtà della storia di stalking alla base del soggetto, rivelando le sue riserve in merito alla decisione di Netflix di etichettare la storia come “vera”. Infatti lui stesso aveva dichiarato che, ai fini del racconto sul piccolo schermo, aveva romanzato alcuni dettagli della storia. Tuttavia, a seguito della sentenza del giudice, Fiona Harvey potrà preparare l’ennesima causa contro Netflix.