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Rumors storici

L’eleganza pericolosa dell’Epoca Vittoriana: dai cosmetici al piombo agli abiti velenosi

Il senso di bellezza raffinata nel secondo Ottocento cela un lato oscuro: pericolosi cosmetici e abiti tossici mettevano a rischio la salute delle donne aristocratiche

di Lucrezia Deho' | 12 Ottobre 2024
Foto: creata con IA

L’epoca vittoriana è spesso ricordata per le sue rigide regole sociali e il senso di bellezza raffinata che caratterizzava l’aristocrazia. Eppure, sotto l’apparente eleganza dei fastosi abiti indossati dalle donne dell’alta società, spesso si celava una realtà inquietante.

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Un make-up letale

Uno degli aspetti più spaventosi della moda vittoriana riguarda i cosmetici. La bellezza pallida, all’epoca, era un simbolo di status sociale. Per ottenere l’incarnato tanto ambito, le donne utilizzavano ampiamente prodotti contenenti piombo e altre sostanze chimiche pericolose. La “cerussa veneta” o “biacca”, era una polvere bianca a base di piombo che veniva spalmata sul viso per schiarire la pelle. Sebbene donasse un aspetto liscio e candido, con il tempo portava a gravi problemi di salute, tra cui danni neurologici e paralisi facciale.

Il fascino letale del “Verde di Parigi”

Gli abiti vittoriani non erano da meno in termini di pericolo. Tra i colori più alla moda dell’epoca c’era il Verde di Parigi, una sfumatura vibrante ottenuta con un pigmento a base di arsenico. Questa tonalità era usata per abbellire abiti, accessori e persino tappezzerie. Sebbene affascinante, il verde di Parigi era altamente tossico: l’arsenico presente nel tessuto, infatti, poteva essere assorbito attraverso la pelle o inalato. Nemmeno gli uomini vittoriani erano al sicuro dalle mode pericolose. Il mercurio, infatti, veniva ampiamente utilizzato nella lavorazione dei cappelli in feltro, di gran tendenza ai tempi.

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Abiti infuocati e tessuti infetti

Un altro problema drammaticamente diffuso era legato ai tessuti infetti. Le condizioni igieniche delle fabbriche tessili e delle sartorie erano spesso precarie, e le malattie si diffondevano facilmente attraverso i materiali. Il rischio maggiore proveniva dalla tubercolosi, una malattia altamente contagiosa che prosperava negli ambienti in cui gli abiti venivano fabbricati e distribuiti.
A peggiorare la situazione, il fatto che molti abiti femminili erano realizzati con strati voluminosi di tessuti infiammabili come il cotone o la crinolina, una stoffa rigida usata per dare volume alle gonne. Le candele o i camini accesi, potevano causare incidenti domestici quando le donne, ingombrate da questi capi, prendevano fuoco rapidamente e, a causa del peso delle vesti, faticavano a liberarsi in tempo.