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“Hanno ucciso l’uomo ragno”, la serie tv sugli 883: “lo strano percorso” di due ragazzi di provincia

La serie Sky sull’iconico gruppo degli anni ’90 racconta la nascita di un’amicizia che, forse, sarebbe stata possibile solo in provincia

di Elena Mangiarotti | 13 Ottobre 2024
Foto: Screenshot Instagram @skyitalia

“Lo strano percorso di ognuno di noi, che neanche un grande libro, un grande film potrebbero descrivere mai”, scrivono gli 883. Ma Sydney Sibilia ci ha provato a raccontare lo “strano percorso” del gruppo simbolo degli anni ’90 nella nuova serie tv “Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883”. Un percorso inaspettato di due ragazzi normali, nati in una piccola città, che nella loro unione hanno trovato la chiave per il successo.

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Una serie tv che riflette lo spirito degli 883

La serie, disponibile su Sky e Now dall’11 ottobre, è impregnata dello stesso spirito della storia che sceglie di raccontare. Nessun grande tema, nessun contorto giro narrativo: con un linguaggio semplice ma mai scontato, Sibilia descrive l’esordio e l’ascesa del duo composto da Max Pezzali e Mauro Repetto (interpretati rispettivamente da Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli). Il regista è riuscito in quella che è la grande forza degli stessi 883: appassionare e divertire, dando vita a un progetto perfetto nel suo genere.

Trailer ufficiale di “Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883”

I temi di “Hanno ucciso l’uomo ragno”

“Hanno ucciso l’uomo ragno” non è una serie rivolta esclusivamente ai fan del gruppo o agli appassionati della cultura e della musica degli anni ’90, ma è anche un racconto romantico sull’amicizia e sulla vita di provincia. Questi due temi sono forse i veri protagonisti. E gli 883 ne sono stati perfetti rappresentati. Max Pezzali e Mauro Repetto hanno infatti da sempre cantato della loro realtà, una realtà in cui tanti, nell’Italia di quegli anni, potevano immedesimarsi.

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Pavia: città protagonista della serie

La loro città, Pavia, è uno dei soggetti principali di “Hanno ucciso l’uomo ragno”. Nei primi episodi appaiono subito le vie acciottolate del centro, così come le lunghe strade che attraversano la pianura della provincia pavese. Le rive del Ticino, inquadrate rigorosamente con il Ponte Coperto sullo sfondo, diventano spesso scenario di momenti salienti all’interno della serie. Sono stati menzionati poi, in brevi scene, anche alcuni personaggi che hanno avuto un legame con la città: da Albert Einstein che a Pavia gettò le basi per la sua teoria della relatività, a Maria De Filippi, nata e cresciuta nella città lombarda.

Un successo nato dalla provincia

Naturalmente Pavia non detiene il monopolio delle ambientazioni della serie, che è stata girata in ben dieci città, tra cui Milano e Roma. Luoghi che, però, non assumeranno mai lo stesso valore simbolico. Perché Pavia è dove i due cantanti, tra i banchi di scuola, si sono incontrati, è stata la realtà che ha infuso in loro il bisogno di fare musica per poter evadere, e la cui monotonia è stata determinante nella loro unione. “Hanno ucciso l’uomo ragno” è una serie che racconta un successo nato da un’amicizia che, forse, sarebbe stata possibile solo in provincia.

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