Il cinema sintetizza nella sua essenza la verve visionaria dell’arte e lo scopo ultimo dell’atto politico, quello che scuote la mente dal suo torpore e aspira alla riflessione, al cambiamento. Tuttavia, in quanto atto di sovversione, esso è in grado di suscitare repulsione agli occhi conservativi di chi vive con diffidenza l’evoluzione, innescando un dibattito ai confini tra educazione e politica. E Il ragazzo dai pantaloni rosa, il film di Margherita Ferri in cui racconta la storia vera di Andrea Spezzacatena – morto suicida dopo le vessazioni dei compagni di scuola -, racchiude tutto questo e molto di più, mettendo in evidenza i grandi limiti dell’Italia contemporanea.
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Il ragazzo dai pantaloni rosa critiche
Passato in osservato alla Mostra del Cinema di Venezia 2024, Il ragazzo dai pantaloni rosa presentato alla Festa del cinema di Roma ha suscitato grande clamore, non tanto per il tema del suicidio e dell’omofobia bensì per il caso che ha coinvolto una scuola di Treviso. Secondo quanto riportato da Il Corriere, alcuni genitori hanno contestato la decisione di proiettare il film nelle scuole – al fine di sensibilizzare i giovani sul tema del bullismo e del cyberbullismo -, costringendo la dirigente scolastica a sospendere l’iniziativa.
“Mia figlia non potrà partecipare ad “Uniti contro il bullismo” il grande evento live diretto agli studenti: la scuola che frequenta ha deciso che non è un tema adatto a ragazzini di 11 anni. Un’occasione persa per i nostri giovani” ha riportato il Corriere della Sera, riprendendo una dichiarazione di un genitore scuola media Augusto Serena di Treviso.
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La risposta della preside
Di fronte all’ondata di indignazione dovuta alla sospensione, la dirigente scolastica Anna Durigon ha dichiarato: “Non abbiamo cancellato ma solo rimandato. Una decisone maturata dopo che alcuni genitori ci hanno fatto notare che il film poteva non essere adatto a tutti i ragazzi. Ci è sembrato, dunque, più prudente mandare prima qualche nostro docente a vederlo per capire se può essere visto da ragazzi così giovani. Dobbiamo anche renderci conto che ci possono essere ragazzi che stanno vivendo situazioni simili e dunque non sappiamo che reazioni emotive potrebbe scatenare certe scene. Non si tratta di nascondere certi argomenti ma di affrontarli con tatto, in base alla sensibilità e alle situazioni diverse che sono presenti in una classe”. Un caso, quello della scuola, che si è unito allo spiacevole episodio della proiezione del film alla Festa del cinema di Roma, durante il quale i presenti in sala si sono lanciati in fischi e insulti omofobi.
La stampa italiana è oro in inettitudine
La decisione della dirigente scolastica e le polemiche di alcuni genitori hanno ampliato il dibattito intorno al film, evidenziando i notevoli limiti ancora presenti nell’educazione ai valori da parte degli istituti. Una lacuna che il sindaco della città ha deciso di colmare, proiettando nel cinema comunale il film. “Mi dispiace, persa occasione per approfondire. Omofobia, depressione e suicidi sono piaghe della società” ha detto il primo cittadino Mario Conte. Di fatto la summa degli episodi gravitati intorno all’uscita de Il ragazzo dai pantaloni rosa evidenzia le difficoltà di sensibilizzare le nuove generazioni in merito a temi di importanza universale, a partire dalla scuola stessa.