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Frontiere

Un’inevitabile deriva: i podcast arrivano dove la televisione fallisce

L’intervista dell’influencer e imprenditrice Giulia De Lellis al podcast “One More Time” ne è stata la prova eclatante: i podcast oggi arrivano, dove la televisione fallisce

di Sara Radegonda | 31 Ottobre 2024
Foto: Ufficio Stampa Elemedia

Un’espansione dell’audiovisivo che, ridonando centralità al sonoro, ha poi finito per palesare la necessità di un immaginare, a completare l’album delle proprie potenzialità espressive. Così i podcast si sono affermati sullo scenario dell’intrattenimento contemporaneo, mostrandosi come alternativa dinamica – libera da ogni confine fisico e dal fardello dell’immobilità – alle forme tradizionali, come la televisione e il cinema. Prendendo pezzi di essenzialità dagli altri media e ragionando sull’ambiente circostante, essi hanno incarnato il nuovo capitolo dell’intrattenimento: nella corsa frenetica che la quotidianità oggi impone, un contenuto fruibile in ogni momento – il compagno ideale di una vita pendolare – diventa la scommessa vincente. Un consolidamento che, non solo ha riservato ai podcast una posizione di privilegio, ma ha soprattutto fornito loro un ampio vantaggio competitivo rispetto agli altri mezzi, ampliando pericolosamente il divario tra loro.

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De Lellis One More Time: l’intervista che cambia le regole del gioco

Iscrivendomi personalmente alla lista dei frequentatori – anche distratti – di quel mondo dell’intrattenimento contemporaneo, sempre più ampio e stratificato, persa nello scrolling infinito mi è capitato di inciampare nel teaser trailer di One More Time, il podcast in cui Luca Casadei dialoga con personaggi noti, in cui annunciava l’intervista a Giulia De Lellis. Un algido ma confortevole bianco e nero, due dichiarazioni e la promessa di un viaggio tanto inedito quanto intimo, hanno costruito la ricetta perfetta per attirare la mia attenzione, tanto da riservare un promemoria nelle note del cellulare in vista dell’uscita della puntata. Tuttavia la genesi della curiosità è da indagare in un presupposto posteriore: la ratio che sottende il podcast di Luca Casadei, con il suo approccio diretto ma accogliente, gli ha sempre permesso di concretizzare interviste a personalità del spicco del momento, in cui realmente si potesse venire a conoscenza di dettagli privati e intimi, fino a quel momento conservati con grande gelosia.

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Il metodo Luca Casadei

Nella situazione rilassata e a-temporale dello studio di One More Time, Luca Casadei è stato capace negli anni di dare prova delle incredibili potenzialità del podcast, pensato come luogo sincero di confronto – quasi una terapia dell’anima -, dimostrando come la notiziabilità (tanto ricercata nei corrispettivi televisivi) rappresenti solo una conseguenza e non un punto di partenza. Una zona di comfort che ha concesso al padrone di casa il privilegio di essere custode di alcuni racconti inediti della vita di Giulia De Lellis: nell’intervista, infatti, l’influencer ha raccontato, per la prima volta – nonostante dieci anni sotto i riflettori -, le vicende legate alla separazione dei genitori e agli anni più difficili di un’adolescente irrequieta e ferita. Confessioni che la giovane non aveva mai voluto concedere ad alcuna intervista televisiva ma regalate, con grande consapevolezza invece, a Casadei (e al suo pubblico); e che hanno rivelato il ritardo e le difficoltà ormai endemiche vissute dalla televisione, tradizionalmente intesa.

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Il divario competitivo tra podcast e televisione

Fatalità ha poi voluto, che a poche ore di distanza dall’uscita dell’intervista di Giulia De Lellis, Johnny Depp fosse ospite nel salotto di Che Tempo Che Fa – reduce dalla presentazione nel suo nuovo film, di cui è regista, Modì, alla Festa del Cinema di Roma -. Un parallelismo fortuito che ha permesso di delineare uno scenario illuminante. Di fatto, di fronte all’occasione persa di Fabio Fazio (l’unico ad avere ospiti di caratura internazionalmente su un canale generalista) che ha preferito le consuete lodi a domande e discussioni – come la volontà di prendere le distanze da Hollywood – che avrebbero elevato l’intervista, si è resa evidente la ragione del vantaggio dei podcast sulla televisione. Prendendo le distanze dalla pretesa di “fare audience” e creando uno spazio protetto (libero da dinamiche commerciali), i podcast sono in grado – anche grazie all’aggiunta del contribuito video – di sostituirsi a pieno a quella televisione, custode di interviste inconsistenti. Nessuna senza di morte, tuttavia pende sul capo del piccolo schermo, bensì la consapevolezza dello stato di prigionia in cui essa si trova, a causa di quella zona di comfort che, oggi, profuma di stantio.