Quando Zucchero fa una cover, è una bomba. Lo è perché è personale, ricca di stile, sentita. Le cover a Zucchero vengono così bene perché si diverte a metterci mano: “Il grosso del lavoro è già fatto, sai già che la canzone è bella, sai già che ti smuove qualcosa. Si tratta allora di portarla nel tuo mondo”. Così ha fatto. Dopo Discover del 2021, Zucchero si è cimentato con 13 riletture, che diventano 18 nella versione deluxe di Discover II. In questa compaiono il brano Io vivo (in te), originariamente di Bryan Adams, e i duetti con Jack Savoretti, Russell Crowe, Salmo e Irene Fornaciari, figlia di Zucchero.
Qualche anno fa avevi detto che ti divertiva suonare dal vivo, oggi siamo qua a parlare di un nuovo disco.
Sì, mi sono molto concentrato negli ultimi anni sui live, un momento energico e adrenalinico. Questo disco è di cover, non implica tutto il lavoro di un album di inediti. A quello mi dedicherò a gennaio, quando inizierò quel lavoro intestino e intimo che è la scrittura di nuove canzoni. Io non riesco, come altri, a scrivere durante i tour. Devo stare un anno in studio, capita anche che abbia il mal di stomaco la sera quando vado a letto perché non sono soddisfatto di quello che ho scritto. Poi magari al mattino rivaluto tutto. Invece con le cover mi diverto, questo disco non era previsto ma tra un tour e l’altro sono riuscito a completarlo. Anche perché Discover è stato accolto bene, e avevo selezionato circa 500 brani per quell’album.
Così tanti?
A casa nel periodo del covid mi annoiavo. Comunque ho spinto un po’ più in là i limiti della mia comfort zone. Ho sempre detto che certi brani e certi interpreti non vanno toccati, bisogna volare basso, invece stavolta ho accettato la sfida. Ho inserito Knockin’ on heaven’s door di Bob Dylan e With or without you degli U2. No, a Bono non l’ho volutamente fatta ascoltare prima della pubblicazione. Nessuno in verità ha sentito niente, a parte Paul Young, con cui canto I see a darkness, e gli altri con cui ho duettato. Tra l’altro io non conoscevo questa canzone, è stato Paul a farmela ascoltare. Ha un testo da pelle d’oca, parla di due amici che hanno visto il buio e quindi per un periodo non si sono sentiti. Questa è un po’ la nostra storia, mi ha detto Paul, ed è vero. Ci conosciamo da quando negli anni ‘90 abbiamo cantato insieme Senza una donna, trascorrevamo le vacanze con le nostre famiglie. Poi Paul ha perso la moglie, una donna bella, giovane, intelligente, brillante, mentre io ho sofferto di depressione. Abbiamo visto il buio anche noi, e Paul per questo mi ha detto “cantiamo questo brano insieme”. Sento molto mio il testo, è un dialogo veritiero tra due amici. Ma c’è un’altra canzone che parla di amici, e che mi piace molto.
Quale sarebbe?
Just breathe, di Eddie Vedder (dei Pearl Jam, nda). Fa parte della colonna sonora di un film bellissimo, Into the wild. Parla della vita di questi due amici, di quello che sarà, riflette anche sulla morte ma lo fa in modo poetico.
Il 19 giugno partirai con il tour negli stadi e c’è anche un evento speciale al Circo Massimo. Su questo live speciale sono già dei dettagli?
No perché deve essere ancora finalizzata l’organizzazione. Per ora posso dire che sarà in giugno.
Le cover avranno spazio nella scaletta del tour?
Farò le canzoni più famose del mio repertorio come ho fatto ultimamente, però ho una super band internazionale che suona con me da anni e questo mi permette di cambiare la scaletta tutte le sere. L’ho fatto spesso infatti, togliendo 4 o 5 brani e aggiungendone altri. Questi musicisti conoscono tutto il repertorio e non c’è bisogno di fare prove. Però è troppo presto per parlare adesso del tour.
L’anno prossimo saranno 40 anni dall’uscita di Donne e dalla sua partecipazione al Festival di Sanremo del 1985. Ha previsto qualche festeggiamento particolare?
Vista la ricorrenza Donne la dovrò cantare. Non la faccio in concerto da tantissimi anni perché non mi ritrovo più in quel dududu, lo affiderò a qualcun altro o alle coriste.
Quindi la canterai a Sanremo?
No, in tour. Però sono amico di Carlo Conti, se mi dovesse chiamare al Festival andrei. Non tanto per andare, ma per fare qualcosa che abbia un senso e che mi rappresenti.
Ligabue in teatro e poi festa a Campovolo