La giornalista italiana Cecilia Sala, autrice del podcast “Stories” di Chora Media, è detenuta in isolamento nel carcere di Evin, a Teheran. Sala è stata arrestata il 19 dicembre 2024 mentre si trovava in Iran per un reportage. Il suo arresto ha scosso il mondo politico e giornalistico, mobilitando il governo italiano e molte personalità per la sua liberazione.
Cecilia Sala, arresto misterioso e l’intervento delle autorità italiane
Cecilia Sala, giornalista de Il Foglio, era entrata in Iran con un regolare visto giornalistico valido per otto giorni. Il 19 dicembre, poco prima delle 12:30, è stata arrestata nell’albergo in cui alloggiava a Teheran. Da quel momento si sono perse le sue tracce, fino a quando non è stata confermata la sua reclusione nel carcere di Evin, luogo noto per la detenzione di dissidenti politici e cittadini stranieri. Il governo iraniano non ha ancora reso note le accuse, lasciando spazio a numerose speculazioni.
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La mattina successiva all’arresto, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani sono stati informati del caso. Da allora, la Farnesina, l’Unità di Crisi e l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, hanno lavorato incessantemente per ottenere informazioni e garantirne il rilascio. Durante una visita consolare il 27 dicembre, è stato verificato che la giornalista fosse in buone condizioni di salute.
Cecilia Sala: una voce giovane e autorevole del giornalismo italiano
Classe 1995, Cecilia Sala ha costruito una carriera di successo come giornalista e podcaster. Dopo esperienze con Vice, La7, Will Media e collaborazioni con testate come Vanity Fair e L’Espresso, è approdata a “Stories”, il podcast quotidiano di Chora Media, apprezzato per la sua capacità di raccontare storie complesse in modo accessibile. Sala è anche autrice di due libri: Polvere. Il caso Marta Russo e L’Incendio, quest’ultimo un reportage su storie di guerra pubblicato nel 2023.
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Il carcere di Evin dove è detenuta Cecilia Sala: simbolo della repressione iraniana
Il carcere di Evin, dove Cecilia Sala è detenuta, è tristemente noto per essere uno dei principali centri di detenzione politica in Iran. Costruito negli anni ’70, è stato denunciato da numerose organizzazioni per i diritti umani a causa delle condizioni disumane, torture e sovraffollamento. Questa prigione rappresenta il cuore della repressione del regime iraniano contro giornalisti, attivisti e intellettuali.
Reazioni e mobilitazione per la liberazione di Cecilia Sala
Il caso di Cecilia Sala ha generato una forte mobilitazione in Italia. Personalità politiche come Guido Crosetto, Elly Schlein e Matteo Renzi hanno espresso il loro sostegno, sottolineando la necessità di azioni diplomatiche efficaci. Anche il mondo giornalistico si è unito nell’appello per il rilascio immediato della giornalista.
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“Le trattative con l’Iran richiedono azioni politiche di alto livello, lontane dai riflettori”, ha scritto il ministro Crosetto su X (ex Twitter). Intanto, la famiglia di Cecilia e il suo compagno, il giornalista Daniele Raineri, restano in contatto con le autorità italiane per monitorare la situazione. Il caso di Cecilia Sala riaccende il triste, ma sempre attuale dibattito sul pericolo che affrontano i giornalisti nei regimi repressivi.