Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta in Iran, continua a lanciare appelli per la sua liberazione. In isolamento nel carcere di Evin, le sue condizioni di detenzione hanno suscitato preoccupazione internazionale e richieste urgenti di intervento da parte dell’Italia. La giornalista, arrestata il 19 dicembre 2024 con l’accusa di aver violato le leggi della Repubblica Islamica, ha descritto una realtà dura: “Dormo per terra, mi hanno tolto anche gli occhiali“. Cecilia è confinata in una cella priva di materasso, illuminata 24 ore su 24 da luci al neon, senza accesso ai beni essenziali inviati dall’ambasciata italiana.
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Cecilia Sala e la chiamata alla famiglia: “Fate presto”
Durante una chiamata ai familiari fatta il 1° gennaio, Sala ha ribadito l’urgenza della sua situazione: “Fate presto“. Non vede infatti nessuno dal suo incontro con l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amedei, il 27 dicembre e il pacco con dolci, libri e vestiti inviato dall’ambasciata non le è stato ancora consegnato.
L’Italia ha reagito con fermezza. Il presidente Sergio Mattarella ha espresso solidarietà nel suo discorso di fine anno, mentre il Governo italiano chiede la liberazione immediata della giornalista e il rispetto dei suoi diritti fondamentali.
Cecilia Sala e una carriera di impegno internazionale
Nata a Roma nel 1995, Cecilia Sala ha costruito una carriera giornalistica focalizzata su aree di crisi come il Medio Oriente, l’Iran e l’Ucraina. Nota per il suo podcast Stories e le collaborazioni con Il Foglio e Chora Media, Sala è diventata una voce autorevole nel raccontare la politica internazionale con linguaggio accessibile e attento ai giovani.
L’arresto di Cecilia Sala è un grave attacco alla libertà di stampa. La sua liberazione non è solo una priorità per l’Italia, ma una questione di rispetto dei diritti umani fondamentali.
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