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il caso

Perché si parla di “casta discografica” a Sanremo?

A pochi giorni dal debutto, il Festival di Sanremo 2025 è già al centro di un’accesa polemica che riguarda gli autori dei brani in gara

di Sara Radegonda | 25 Gennaio 2025
Sanremo, Trasmissione TV “Sarà Sanremo”. Finale Sanremo Giovani 2025. Nella foto: Fedez, Carlo Conti foto IPA

Ormai si sa, non c’è Festival di Sanremo senza polemica. E pare che l’essenzialità del dibattito non sia un’esclusiva del Festival sotto la direzione artistica di Amadeus. Diffatti, nonostante il padrone di casa sia cambiato, il vento delle critiche soffia ugualmente impetuoso – ancor prima del debutto ufficiale di Carlo Conti sul palco dell’Ariston -. A pochi giorni dall’inizio, la kermesse musicale è al centro di un’accesa polemica che riguarda gli autori dei (tantissimi) brani in gara.

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Codacons contro Sanremo: l’esposto contro gli autori

Nei giorni successivi agli ascolti in anteprima dei brani in gara a Sanremo 2025, fatti dagli addetti ai lavori – i quali ne hanno fornito le impressioni a caldo -, ha iniziato a serpeggiare sul web una considerazione che evidenziava una massiccia concentrazione dei medesimi autori in gara. Infatti 11 parolieri hanno firmato il 70% delle canzoni che participeranno al Festival (Federica Abbate ha, a sua firma, 7 dei 30 brani; Davide Simonetta 5; Davide Petrella 4). Un dettaglio che ha spinto il Codacons a presentare un esposto all’Antitrust, sottolineando che la “casta discografica si ripercuote sulla qualità della musica e danneggia altri artisti” chiedendo di “verificare possibili anomalie”.

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La “casta discografica si ripercuote sulla qualità”

Nell’esposto presentato dal Codacons, l’associazione ha sollecitato l’apertura di un’indagine su “quella che appare come una casta discografica in grado di arrecare danno al settore, ai consumatori e agli stessi artisti”. La questione ha poi avuto grande eco sui social network dove, affianco a chi denuncia tale sovraffollamento evidenziandone l’impatto qualitativo dei brani, c’è chi ritiene che si tratti ormai di una consuetudine consolidata: ad esempio nell’edizione del 1965, Pallavicini firmava 7 brani e Mogol 4.

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Pertanto, mentre il Codacons chiede a gran voce l’intervento dell’Antitrust, lo scenario attuale ispira – oltre ogni scandalo – una riflessione sullo stato attuale dell’industria discografica, la quale sembra sempre di più privilegio di un’esclusiva élite. Lo stesso oligopolio di cui ha parlato Marracash nel brano di apertura del nuovo disco, Power Slap: “Cariati dai rit scritti dagli stessi autori/ogni anno si abbassa l’asticella/provo a farci il limbo ma con la testa tocco terra…senza Sanremo, senza Restivo, senza Petrella”.