Papa Francesco è morto lunedì 21 aprile, e i fedeli di tutto il mondo si preparano a dirgli addio con una cerimonia che rispecchia pienamente il suo pontificato: semplice, essenziale e fortemente spirituale. I funerali si svolgeranno oggi, sabato 26 aprile, alle ore 10 sul sagrato della Basilica di San Pietro. Già da mercoledì 23 aprile, la salma del Pontefice è esposta ai fedeli: come chiesto da Francesco, è stata scelta una bara in legno e sopra vi è stato posto il libro dei Vangeli, simbolo della sua fede e missione. Il defunto Papa non ha voluto il tradizionale catafalco.
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Un addio che segna la fine di un’epoca
Per sua volontà, il Pontefice ha scelto un rito radicalmente semplificato, spogliato dei simboli del potere terreno. Nel 2024, Francesco aveva approvato una riforma liturgica contenuta nella seconda edizione dell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, con l’obiettivo di trasformare il rito funebre da evento solenne a momento intimo e comunitario. Senza alcun desiderio per la gloria terrena, Papa Francesco ha chiesto di essere trattato come un pastore e non un sovrano.
Durante il funerale, spariscono completamente alcuni elementi che fino ad ora sono stati parte della tradizione della liturgia funebre di un Pontefice: niente catafalco, una sola bara in legno e non più le tradizionali tre bare concentriche e solo un nome sulla lapide. Questo rappresenta un cambiamento epocale, un evento che entrerà nella storia del papato. Il novendiale – nove giorni di preghiera – accompagnerà questo passaggio epocale, mentre la Chiesa si prepara al conclave.
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I funerali di Papa Francesco: tre stazioni per l’ultimo viaggio del pontefice
Il nuovo rito funebre voluto da Papa Francesco si articola in tre momenti, detti “stazioni”.
La prima stazione è la cosiddetta “constatazione della morte“. È quanto avvenuto nei giorni scorsi nella cappella privata della residenza pontificia. Tradizionalmente, questa fase aveva luogo direttamente all’interno della camera da letto del Papa. Il corpo è stato rivestito con la talare bianca e subito deposto in una bara di legno e zinco, eliminando la tradizione delle tre bare sovrapposte, una in cipresso, una in piombo e una in rovere. A guidare il rito è stato il Camerlengo, che ha pronunciato le parole: “Pastor noster, Papa Franciscus, cum Christo mortuus est”. La bara è stata poi trasferita nella cappella per la veglia con rosari, letture e la Liturgia delle Ore.
La seconda stazione comprende l’esposizione del corpo del Papa davanti ai fedeli e la Messa esequiale. Mercoledì 23 aprile, la salma è stata traslata nella Basilica di San Pietro. Contrariamente al passato, il corpo è esposto direttamente nella bara, senza l’elevazione su un cataletto. La Messa esequiale, oggi alle 10, sarà presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio. Il rito sarà concelebrato da patriarchi, cardinali, vescovi e presbiteri. Al termine della celebrazione, il maestro delle cerimonie liturgiche deporrà un velo di seta bianca sul volto di Francesco e inserirà nella bara una borsa con le monete del pontificato e un tubo di metallo contenente il rogito, il documento ufficiale che riassume la vita e le opere del Papa.
Infine, sarà il momento della sepoltura a Santa Maria Maggiore. Terminata la Messa, la bara sarà trasportata in corteo fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Francesco ha chiesto di essere sepolto nella Chiesa, scegliendo di rompere la tradizione di tumulare i Pontefici nelle Grotte Vaticane. La sua devozione alla Madonna Salus Populi Romani, custodita nella basilica, ha motivato questa scelta. Sarà una sepoltura semplice, nella terra, come indicato nel testamento. Sulla lapide di pietra ci sarà un’unica iscrizione: “Franciscus”. Saranno impressi i sigilli del Camerlengo, della Prefettura e dell’Ufficio liturgico.
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Il libretto della cerimonia: una liturgia rinnovata nel segno della fede
Il libretto della funzione funebre, già pubblicato dal Vaticano, accompagna i fedeli nella celebrazione con un linguaggio del tutto riformulato. Per volontà del Papa, non ci saranno titoli solenni e politici: niente “Sommo Pontefice della Chiesa Universale” o “Sovrano dello Stato Vaticano”. Francesco sarà semplicemente chiamato Papa, Episcopus Romae, Pastor, come a sottolineare che, più che un leader temporale, era un discepolo di Cristo e un pastore tra la gente.
Il rito sarà sobrio ma carico di significati: dai canti liturgici alle orazioni, ogni passaggio è pensato per riflettere la fede nella risurrezione e l’umiltà evangelica. La Messa sarà trasmessa in mondovisione e seguita da milioni di fedeli nel mondo, ma sarà anche un momento di raccoglimento collettivo, nel silenzio e nella preghiera.