Chiara Ferragni è diventata azionista di maggioranza del suo brand, ma a caro prezzo. Pare che dietro all’acquisizione della quasi totalità delle quote della sua azienda si nasconda in realtà una crisi che l’influencer ha dovuto sanare di tasca propria. Infatti, Chiara Ferragni avrebbe speso oltre 6 milioni di euro per controllare il suo brand.
Chiara Ferragni controlla la sua azienda, ma non abbastanza: cosa rischia
Chiara Ferragni diventa azionista di maggioranza: cosa c’è dietro?
Chiara Ferragni ha annunciato in pompa magna sui social network di essere diventata azionista di maggioranza della sua società, Fenice Srl, acquisendo il 99,8% delle quote. L’influencer ha voluto raccontare questa operazione come un gesto di coraggio, una scelta consapevole di riprendere il controllo della sua azienda, definendola un “nuovo inizio”. Dietro questa narrazione ottimistica, però, si nasconde una realtà più dura e meno romantica.
Non si tratta semplicemente di una volontà personale, bensì di una mossa obbligata per scongiurare il tracollo finanziario della Fenice Srl, a seguito del pesantissimo contraccolpo del cosiddetto “Pandorogate”. A dicembre 2023, infatti, Ferragni e Balocco sono state sanzionate dall’Antitrust italiana per pubblicità ingannevole, portando a un crollo drastico delle vendite e, soprattutto, alla perdita della fiducia dei consumatori.
Un buco da 10 milioni di euro e la fuga degli investitori
La crisi finanziaria della società di Chiara Ferragni non è improvvisa. Nei primi 11 mesi del 2024, Fenice ha subito perdite superiori ai 10 milioni di euro, una cifra allarmante che ha obbligato l’assemblea dei soci, il 10 marzo scorso, a deliberare un aumento di capitale da ben 6,4 milioni di euro. Ferragni, inizialmente socia minoritaria al 32,5%, si è trovata praticamente sola a fronteggiare questo enorme debito dopo il disimpegno degli altri soci.
Paolo Barletta, attraverso Alchimia, aveva il 40% delle quote e ha scelto di uscire completamente dall’azienda perdendo un investimento di circa 1,4 milioni di euro. Pasquale Morgese, invece, ha mantenuto un misero 0,2%, presumibilmente per poter avanzare eventuali richieste di risarcimento contro la precedente gestione.
Chiara Ferragni si è trovata dunque obbligata a mettere mano al proprio patrimonio personale, versando da sola quasi 6,4 milioni di euro per evitare il fallimento della società che porta il suo nome e che gestisce il suo merchandising e i suoi prodotti.
Una crisi d’immagine e un futuro incerto
L’influenza di Ferragni, legata principalmente alla sua reputazione online, è stata fortemente compromessa dallo scandalo. Le vendite, una volta trainate dalla sua popolarità e dalle collaborazioni con grandi marchi, sono calate vertiginosamente, passando da un fatturato di 14,3 milioni di euro nel 2022 a meno di 2 milioni nel 2024.
L’amministratore Claudio Calabi, esperto nella gestione di aziende in crisi, ha già attuato forti tagli a costi e personale, ma la vera sfida per Ferragni sarà ricostruire la fiducia del suo pubblico e degli sponsor, attualmente in fuga.
La domanda che resta aperta è: Chiara Ferragni riuscirà davvero a risollevarsi dopo questa tempesta mediatica e finanziaria, oppure questa “scelta” sarà solo l’inizio di ulteriori difficoltà? Solo il tempo potrà dirlo.
Chiara Ferragni prende il controllo del suo brand, ma la rinascita è davvero possibile?