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streatwear o couture?

Pierpaolo Piccioli dirige la nuova era di Balenciaga: sarà un ritorno alle origini?

Pierpaolo Piccioli guida la nuova era di Balenciaga, unendo l’eredità couture di Cristóbal con una visione emozionale e contemporanea, tra eleganza sartoriale e innovazione

di Bianca Papasodero | 21 Maggio 2025
Foto: Instagram @pppiccioli

La scelta di Pierpaolo Piccioli per occupare il posto di direttore creativo di Balenciaga, segna un momento di svolta per la celebre maison francese, che sembra pronta a voltare pagina dopo il decennio provocatorio di Demna Gvasalia. Ufficialmente alla direzione creativa dal 10 luglio 2025, Piccioli promette un rinnovamento che guarda alle origini del brand, unendo l’eredità storica del fondatore Cristóbal Balenciaga a una visione contemporanea, che valorizza la sartorialità.

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Risignificare l’eredità: il nuovo racconto di Balenciaga

Durante la sua lunga esperienza da Valentino, Pierpaolo Piccioli ha mostrato una spiccata capacità di risignificazione, attribuendo nuovi significati a simboli e codici storici e restituendo loro un’anima fresca e attuale. Questo concetto, ispirato alla filosofia del pensatore Jacques Derrida, diventa la chiave per interpretare il suo futuro ruolo in Balenciaga. La nuova era guidata da Piccioli non sarà un semplice ritorno al passato, ma un dialogo aperto con le origini del brand e la tradizione del fondatore Cristóbal Balenciaga per creare una narrazione innovativa e proiettata verso il futuro.

Secondo Gianfranco Gianangeli, CEO di Balenciaga, Pierpaolo Piccioli è il designer ideale per questo compito: “Saprà interpretare perfettamente l’eredità di Cristóbal Balenciaga, costruendo sulla creatività audace, la ricca eredità e la forte cultura della Maison“. Un percorso che non cancella Demna, ma costruisce il nuovo a partire da che è stato realizzato, equilibrando innovazione e fedeltà al codice estetico.

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Da Demna a Piccioli: lo streetwear sovversivo diventa couture emozionale

L’era di Demna ha portato Balenciaga in una dimensione avanguardistica e spesso sovversiva, con un forte radicamento nello streetwear, nella logomania post-moderna e nell’estetica anti-lusso. Felpe oversize, sneaker ugly-chic e campagne controverse sono stati i tratti distintivi di quel decennio. L’anima ribelle di Balenciaga di Demna si è imposta in modo dirompente sull’immagine e l’identità del marchio, che oggi è ben lontano dalla sue origini.

Piccioli, al contrario, è noto per il suo stile elegante, fatto di volumi architettonici e un lusso inteso come spettacolo emozionale. Da Valentino, il designer ha seguito sempre la linea dell’eleganza assoluta, con poche contaminazioni urban. Se da un lato è improbabile un totale abbandono dell’attitudine urbana, come sottolinea la giornalista Cathy Horyn, è lecito aspettarsi un equilibrio raffinato, in cui l’estetica street venga nobilitata attraverso la sensibilità couture di Piccioli. Dalle prime indicazioni, la continuità nella trasformazione sembra essere la parola d’ordine.

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La palette cromatica e la narrazione sartoriale

Un altro elemento caratteristico di Pierpaolo Piccioli è l’uso audace e poetico del colore. Da Valentino ha osato oltre il colore distintivo della maison con tonalità intense come turchese, senape e il celebre Pink PP. Nella sua visione, il colore era il mezzo attraverso cui raccontare la varietà e l’autenticità dei corpi e delle persone. Per Balenciaga, storicamente legata a palette più scure, desaturate e neutre come il café au lait e il cremisi, questa sensibilità cromatica potrebbe aprire a un nuovo linguaggio visivo.

Inoltre, la couture per Piccioli è narrazione del sé, un purismo che fa emergere la personalità dell’indossatrice attraverso tagli scultorei e proporzioni perfette. Un filo che lega il passato di Cristóbal Balenciaga, il “Picasso della Moda”, maestro della semplicità complessa, a un presente che vuole emozionare oltre l’apparenza.

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