Davide Vavalà: “Il Collegio mi ha cambiato…per fortuna!”

Il collegiale più amato del web si rivela ai lettori di Rumors.it! La quinta edizione del Collegio ha riscosso moltissimo successo. Il reality è ormai in voga da anni, ma non si era mai visto un così grande coinvolgimento da parte del pubblico. Forse perché le personalità dei concorrenti scelti sono così diverse e uniche […]

di Staff | 15 Dicembre 2020
Foto: Ufficio Stampa

Il collegiale più amato del web si rivela ai lettori di Rumors.it!

La quinta edizione del Collegio ha riscosso moltissimo successo. Il reality è ormai in voga da anni, ma non si era mai visto un così grande coinvolgimento da parte del pubblico. Forse perché le personalità dei concorrenti scelti sono così diverse e uniche da incuriosire non pochi telespettatori. Non sono mancati inoltre grandi colpi di scena e numerose novità rispetto alle stagioni precedenti. Insomma, si è creato un mix perfetto e coinvolgente. Tra i componenti della classe 1992, è fin da subito emerso Davide Vavalà, sedicenne bolognese, che ha conquistato i cuori di ragazzi e soprattutto ragazze.

Ma i quasi 500mila followers su Instagram lo seguono per motivi che vanno oltre la bellezza fisica. Certo Davide ha un viso attraente, ma a colpire i telespettatori sono principalmente umiltà e gentilezza, due caratteristiche che ha dimostrato di possedere in Collegio e che continua a riconfermare ogni giorno. Inclusivo, rispettoso, riflessivo, dolce, poco litigioso e sempre pronto ad aiutare tutti i compagni: così appare all’Italia e così l’Italia lo apprezza. Noi di Rumors.it abbiamo voluto saperne di più e per questo gli abbiamo posto alcune domande sia sull’esperienza del Collegio, sia sulla vita privata.

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Intervista a Davide Vavalà

Foto: Ufficio Stampa

Intervista a Davide Vavalà: il rapporto con compagni e professori

Ciao Davide, questa edizione del Collegio ci ha regalato grandi colpi di scena. Tra di essi, ci sono state tantissime espulsioni: qual è quella che ti ha colpito e ti è dispiaciuta più delle altre?

Ciao! Le espulsioni quest’anno sono state davvero tante purtroppo. Ognuna mi ha lasciato un vuoto dentro ma se devo essere sincero, l’espulsione che più mi ha ferito è stata quella di Moska. Avevamo un bellissimo rapporto che, anche se costruito in poco più di una settimana, era già solidissimo. Vederla con i vestiti di tutti giorni, valigia alla mano e pronta a tornare a casa, mi ha fatto stare male per più di un giorno.

Il gruppo di quest’anno, nonostante espulsioni e nuovi arrivi, è stato forse tra i più uniti e inclusivi di sempre. Voi concorrenti siete molto diversi, ma anche gli elementi che si potrebbero definire “fuori dal comune” sembra siano stati accettati con affetto. Cosa ne pensi tu, che del gruppo eri uno dei leader, delle personalità più eccentriche e di come esse sono state trattate?

Quest’anno siamo riusciti a creare un gruppo molto unito, dove ognuno di noi era libero di essere ciò che è realmente. Alla base di questo gruppo 1992 c’è la solidarietà tra noi compagni: eravamo sempre pronti ad aiutare il prossimo e questa è una caratteristica che ho amato e che amo tutt’ora. C’era ovviamente spazio anche per figure un po’ più “fuori dagli schemi” tipo Magnesio e Di Piero, e anzi, avevano quel qualcosa, quel pizzico di non banalità che mettevano in tutto quello che facevano: come non apprezzarli??

L’inclusività e l’accoglienza vi hanno contraddistinto, eppure è inevitabile che dopo un mese e mezzo trascorso insieme si creino degli screzi. Sembra però che tu non abbia mai avuto problemi del genere e anzi, che sia sempre andato d’accordo con tutti. È così? E come ti sei comportato di fronte alle grandi spaccature interne alla classe?

Purtroppo dopo tante settimane è normale che si creino situazioni di scontro tra noi collegiali, anche perché non è stato un periodo normale: ci siamo ritrovati a dover fare i conti con noi stessi, con la rigidità del Collegio e con mille altri fattori che col passare del tempo potevano risultare stressanti. Tra chi prendeva la cosa più alla leggera era inevitabile che ci fosse anche chi era teso come una corda di violino. Io personalmente sono una persona molto riflessiva e preferisco evitare le liti, anche perché la maggior parte delle volte non portano a nulla di costruttivo. Questa è proprio la psicologia che adottavo all’interno del Collegio. Infatti quando si creavano dei litigi io ero sempre in prima linea per cercare di sedare i bollenti spiriti e spesso riuscivo nell’impresa, per quanto ardua potesse essere.

Parliamo ora del rapporto con i professori. Confrontando la tua scuola con il Collegio, cosa ti è sembrato diverso durante le lezioni a livello di contenuti? E i professori ti hanno dato l’aria di essere più “umani”?

Penso che i professori del Collegio siano un esempio da seguire, esigenti ma sempre comprensivi e pronti ad aiutare gli studenti. Durante tutto il percorso ci hanno sostenuti e così facendo hanno dimostrato di essere umani, una cosa che dovrebbe essere scontata ma non lo é. Il rapporto alunno-professore è molto importante, ma nonostante questo spesso e volentieri viene a mancare nelle scuole italiane. Purtroppo infatti i docenti si dimenticano di avere davanti dei ragazzi che stanno attraversando l’adolescenza, uno dei periodi più critici della crescita. Io nel mio piccolo al Collegio ho vissuto per la prima volta positivamente un’esperienza scolastica, e devo ringraziare soltanto i professori che ho incontrato durante quel breve ma intenso percorso.

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Intervista a Davide Vavalà

Foto: Rai

Intervista a Davide Vavalà: cosa gli lascia l’esperienza del Collegio

Il Collegio è un’esperienza che forma, cambia, fa crescere. Ora che è finito, al di là della popolarità acquisita grazie alla trasmissione, sicuramente il tuo approccio verso il mondo e la vita non è più lo stesso. Sul piano della quotidianità, come è mutata la tua visione della realtà?

Sinceramente penso di aver fatto un cambiamento radicale. È triste la cosa, lo so, ma sono entrato al Collegio che non riuscivo a provare emozioni nei confronti di niente e nessuno, ero totalmente passivo a tutto, vivevo la mia vita da spettatore. Il Collegio fortunatamente è riuscito a tirar fuori un Davide che neanche io ricordavo, un Davide sensibile, premuroso e sempre pronto a tutto, un Davide nuovo. Vi basti pensare che mi sono commosso più volte, e non vedevo lacrime sul mio volto da almeno cinque anni! Riuscire a piangere di nuovo è stata quasi una liberazione per me. Quindi sì, alla fine di tutto posso affermarlo: il Collegio mi ha cambiato, e per fortuna che lo ha fatto!

Parlando invece della tua immagine pubblica: hai ottenuto un successo incredibile e sei il collegiale più seguito ed apprezzato (soprattutto dalle ragazze, più grandi e più piccole di te). Nonostante questo hai sempre dimostrato grande umiltà e sono rare le occasioni in cui ti fai vedere con quell’atteggiamento spavaldo che di solito i ragazzi con tanto seguito iniziano ad avere. Che effetto ti fa essere così universalmente apprezzato?

Sono sempre stata una persona umile, e sicuramente non sarà la popolarità sui social a farmi cambiare. Penso che chi mi segue mi apprezzi anche per questo: sono sempre molto semplice e trasparente in quello che faccio. Ringrazio tutti i giorni le mie fan e le persone che mi seguono. Abbiamo costruito un bel rapporto che, anche se virtuale, sento già molto stretto. La cosa più bella è svegliarsi la mattina e leggere i messaggi di coloro che mi supportano, sempre pronti ad aiutarmi. Questa è una cosa che non ha davvero prezzo, non li ringrazierò mai abbastanza.

Dunque il Collegio è finito. Qual è il rapporto con gli altri collegiali dopo alcuni mesi dalle riprese? Ti senti ancora con tutti o c’è qualcuno di loro con cui hai una connessione più stretta?

Alla fine delle riprese abbiamo creato un gruppo Whatsapp per sentirci e restare in contatto. La cosa sta funzionando, ci sentiamo ogni giorno e il gruppo è più affiatato che mai. Ovviamente pur scrivendomi con tutti ci sono alcuni con cui sono in rapporti più stretti, per esempio Giordano, ormai mio grande amico. So di poter contare su di lui, e ovviamente lui sa di poter contare su di me. Potrei parlarvi anche di Esa, Giulia, Rahul, Simone e Sofia ma mi dilungherei davvero troppo!

Infine, la domanda che tutti i tuoi followers si pongono. Sui social condividi la tua vera personalità, che spesso si esplica nel disegno. Quale significato profondo ha per te il simbolo che ti rappresenta di più, l’occhio?

Personalmente amo l’arte in ogni sua forma e spesso mi ritrovo a condividere le mie creazioni con le persone che mi seguono. In tutto quello che faccio però non possono mancare gli occhi. Spesso mi ritrovo a disegnarli senza rendermene conto, come se fosse una cosa spontanea, alla quale non posso resistere. Il mio simbolo, l’occhio, lo vedo un po’ come un rifiuto degli stereotipi o delle cose preconfezionate che ci vengono date per giuste giorno dopo giorno. È un incitamento ad aprire, appunto, gli occhi e ad andare oltre le apparenze.

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Intervista a Davide Vavalà

Foto: Rai