Marco Di Noia continua a sperimentare: il nuovo EP è sui robot

Ai microfoni di Rumors.it il cantautore racconta il suo mondo Noi di Rumors.it Marco Di Noia lo conosciamo bene. Il cantautore milanese, infatti, non è alla sua prima sperimentazione musicale. Prima fu Elettro Aqua 3D, il primo app-album italiano, dedicato all’acqua. Poi venne Leonardo da Vinci in pop, un EP dai testi interamente dedicati al genio italiano, […]

di Redazione di Rumors.it | 25 Ottobre 2020
Serena Bertola

Ai microfoni di Rumors.it il cantautore racconta il suo mondo

Noi di Rumors.it Marco Di Noia lo conosciamo bene. Il cantautore milanese, infatti, non è alla sua prima sperimentazione musicale. Prima fu Elettro Aqua 3D, il primo app-album italiano, dedicato all’acqua. Poi venne Leonardo da Vinci in pop, un EP dai testi interamente dedicati al genio italiano, in cui, per la prima volta, gli strumenti musicali da lui ideati cinquecento anni fa suonano con quelli moderni.

L’ultima sua impresa? La sovranità dei Robot, dedicato ai robot e suonato insieme a due robot. Avete capito bene: l’EP vede la partecipazione del celebre iCub, la piattaforma più diffusa al mondo per la ricerca nel campo della robotica umanoide creata e realizzata dall’IIT Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e di Teotronico, il robot-pianista sviluppato da Matteo Suzzi. Marco ce lo ha raccontato così.

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Francesca Pietropolli

“É un album che si va a inserire nel percorso artistico che ho intrapreso 3 anni fa” racconta. “Ripercorre la strada del concept album, a livello testuale: si tratta infatti di canzoni a tema che re-impastano figure della fiction e della letteratura (Star Wars, Westworld, Asimov) con situazioni di cronaca e moderne. I brani sono caratterizzati dalle esplorazioni musicali date dalla presenza dei due robot reali, registrati come fossero persone”. Un gioco artistico-musicale che è anche un gioco etico, un divertissement quasi filosofico che spinge l’asticella dell’opera concettuale sempre più in su.

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“La title track pone una questione interessante” ci spiega Marco Di Noia. “In un’epoca così confusa dove decisioni importanti sono richieste ai governatori, perché non valutare la strada di programmare delle entità artificiali, dei calcolatori, che si basino su statistiche e percentuali per darci una ricetta per affrontare tutto? Dato che i robot, programmati per il bene dell’umanità, non risentono di alleanze elettorali, drammi di potere e denaro”.

Ci si potrebbe chiedere come arrivano queste idee, caratterizzate dalla loro originalità e novità. É più semplice di quanto si possa pensare. “Io voglio essere il più naturale possibile” dichiara. “Da piccolino dipingevo e scrivevo poesie, sono sempre stato molto creativo. Ho una preparazione accademica universitaria e un dottorato. Questo è il mio substrato, sono una persona che ama spaziare, il mio mondo musicale si riflette nella mia persona. Cammino finché non si accende la lampadina. Le idee non mi sono mai mancate”.

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La musica non è il suo unico lavoro nè quello principale. “Faccio il social media manager e il giornalista oltre che il cantautore” confessa. “Sono mondi diversi e ambiti diversi, ma se si lavora bene in entrambi qual è il problema? L’equilibrio sta nel fare confluire le due cose, facendo sì che un progetto porti delle risultanze all’altro. Il lavoro di social media manager mi dà delle conoscenze sul web e sulla comunicazione che poi mi servono anche per elaborare i miei progetti musicali. I miei progetti musicali mi aiutano a dare una dimensione innovativa anche al mio lavoro. Serve una grande organizzazione mentale e del proprio tempo”.

A questa organizzazione rigorosa si affianca una grande consapevolezza. Interrogato sugli effetti del Covid sulla sua vita e sul settore musicale, ci confida: “Sono un privilegiato perché non devo mantenermi con la musica. Posso sperimentare ed essere coraggioso. Per coloro che fanno i musicisti di mestiere, per i miei amici e collaboratori, la situazione è tragica. Era già in crisi prima del lockdown”. E aggiunge: “Il settore artistico in Italia viene considerato meno che in altri paesi, il che è paradossale. Chi fa il musicista in Italia molte volte non è neanche considerato un lavoratore. Più ci impastiamo in situazioni paramusicali e andiamo a considerare l’artista come influencer o personaggio famoso più ci allontaniamo dalla musica e questo abbassa il canone e le richieste del pubblico”.

Priscilla Lucifora