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Paolo Virzì: col suo film è pronto a regalarci delle “Notti Magiche”

Al cinema l’ultima fatica del regista toscano Italia ’90: la notte in cui la Nazionale viene eliminata ai rigori dall’Argentina, un noto produttore cinematografico viene trovato morto nelle acque del Tevere. I principali sospettati dell’omicidio sono tre giovani aspiranti sceneggiatori, chiamati a ripercorrere la loro versione al Comando dei Carabinieri. Notti Magiche è il racconto […]

di Ruggero Biamonti | 11 Novembre 2018
Foto: Ufficio Stampa

Al cinema l’ultima fatica del regista toscano

Italia ’90: la notte in cui la Nazionale viene eliminata ai rigori dall’Argentina, un noto produttore cinematografico viene trovato morto nelle acque del Tevere. I principali sospettati dell’omicidio sono tre giovani aspiranti sceneggiatori, chiamati a ripercorrere la loro versione al Comando dei Carabinieri. Notti Magiche è il racconto della loro avventura trepidante nello splendore e nelle miserie dell’ultima stagione gloriosa del Cinema Italiano.

Come spiega Paolo Virzì: “Sono anni che riempio quadernetti di appunti, ricordi, invenzioni, ritrattini, immaginando una folla di personaggi per un ipotetico film sul mito del cinema così come lo avevo vissuto quando ero sbarcato a Roma da ragazzo. Non sapevo ancora cosa sarebbe diventato tutto quel materiale, ma è sembrato subito naturale affidare il punto di vista a tre aspiranti sceneggiatori finalisti di un premio”.

 

        

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Ecco quindi Antonino (Mauro Lamantia), messinese ampolloso dal ferreo rigore accademico ma disposto a lasciarsi ammaliare fino a corrompersi; Luciano (Giovanni Toscano), dai quartieri operai di Piombino, orfano vitale, famelico e sfacciato; Eugenia (Irene Vetere), solitaria rampolla negletta di un’austera famiglia del potere romano, che raccatta gli altri due nella sua mansarda.

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“Questo film – spiega il regista Virzì –  è quindi un atto d’amore, e forse di gratitudine, nei confronti di quello che probabilmente è stato il fenomeno culturale di maggiore rilevanza internazionale dell’Italia contemporanea, ovvero il nostro cinema, i cui protagonisti erano ancora in gran parte attivi e potenti – una specie di inespugnabile ancien régime – negli anni della mia, della nostra formazione e nell’estate narrata nel film. Ma guardandolo, adesso che è finito, mi rendo conto di quanto sia stato liberatorio ripercorrere quella mitologia anche con spirito canzonatorio, umoristico. Come fosse in fondo un ultimo saluto, come per saldare per sempre un debito prezioso ma anche ingombrante”.

Foto: Ufficio Stampa