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Venezia 80, “Memory” di Michel Franco racconta il dolore sublimato nell’amore | La recensione

La pellicola è valsa all’attore protagonista Peter Sarsgaard la Coppa Volpi, per la sua interpretazione di Saul, un uomo affetto da demenza precoce

di Beatrice Anfossi | 10 Settembre 2023
Jessica Chastain e Peter Sarsgaard in Memory

C’è chi ricorda e vorrebbe dimenticare, e poi c’è chi dimentica ma vorrebbe ricordare. Il film di Michel Franco, Memoryin concorso all’80° edizione della Mostra del Cinema di Venezia, fa scontrare con grande umanità questi due estremi nella storia di Sylvia (Jessica Chastain) e Saul (Peter Sarsgaard). Lei, ex alcolista tormentata dai ricordi di un passato di abusi; lui, uomo di apparente successo colpito da demenza precoce, che lo costringe a perdere spesso la cognizione di ciò che gli accade intorno. Si incontrano in un modo che fa presagire il peggio – lui la segue fino casa dopo una reunion del liceo, senza neanche sapere perché – e finiscono invece per creare un rapporto speciale.

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Foto: Giorgio Zucchiatti – La Biennale di Venezia -Foto ASAC

Sylvia il suo passato lo vorrebbe dimenticare: la tormenta quando guarda sua figlia adolescente che teme possa subire ciò che ha passato lei; la mette in allerta quando a casa arriva il tecnico del frigorifero, un uomo e non una donna come aveva chiesto; la perseguita soprattutto nella figura della madre, una donna fredda e attaccata alle apparenze con cui lei non ha più alcun rapporto, che però inizia ad avvicinarsi alla nipote attraverso l’altra figlia, Olivia. Dall’altra parte, Saul ha nel fratello Isaac il suo punto di riferimento e insieme il suo tutore-carceriere, ovviamente preoccupato per la sua incolumità. Saul e Sylvia troveranno uno nell’altro il modo per fuggire da un passato doloroso e da un presente confuso: conoscendosi, impareranno a conoscere se stessi.

Foto: Giorgio Zucchiatti – La Biennale di Venezia -Foto ASAC

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L’interpretazione dei due attori protagonisti è assolutamente convincente, in grado di generare nello spettatore un’empatia quasi dolorosa. Il personaggio di Peter Sarsgaard, in particolare, riesce a veicolare le difficoltà di una malattia come la demenza precoce con garbo, con un’innocenza fanciullesca ma non infantile. Jessica Chastain, invece, coniuga alla bellezza innata la capacità di far percepire un dolore che le esplode dentro, trattenuto in un silenzio prima imposto e poi interiorizzato. Dietro a tutto ciò, la bacchetta magica di Michel Franco, che ha scritto e diretto il film. Il regista ha creato una piccola perla in grado di condensare diversi temi sociali di grande attualità, sublimandoli in quello che Peter Sarsgaard ha definito il vero messaggio del film: l’amore.

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Foto: Giorgio Zucchiatti – La Biennale di Venezia -Foto ASAC

 

Foto: Giorgio Zucchiatti – La Biennale di Venezia -Foto ASAC