Così come Hollywood ti dà, Hollywood ti toglie quando non gli servi più. Lo sa bene l’attrice Sharon Stone che, dopo i gloriosi anni della fama globale grazie all’iconica scena in Basic Instinct e alla nomination all’Oscar per Casinò, oggi è stata dimenticata dall’industria dei sogni a causa della sua disabilità. In un’intervista rilasciata a People, Sharon Stone ha infatti deciso di aprirsi per la prima volta al racconto della sua vita negli ultimi anni, profondamente segnata dai problemi d salute che oltre 20 anni le hanno quasi causato la morte. Nel 2001, infatti, all’attrice era stato dato l’1% di possibilità di vita dopo la rottura di un’arteria vertebrale che le aveva sanguinato nel cervello per nove giorni. Un’esperienza traumatica di cui l’attrice non aveva mai parlato in pubblico, fino ad oggi: “Adesso sono molto più a mio agio nel dire pubblicamente ciò che mi è realmente accaduto” ha esordito l’attrice nell’intervista.
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Sharon Stone oggi: “Devo dormire 8 ore altrimenti i farmaci per il cervello non funzionano”
“Per molto tempo ho voluto fingere di stare bene”, ha raccontato la Stone, sottolineando i pesanti effetti della malattia: “Ho bisogno di otto ore di sonno ininterrotto perché i miei farmaci per il cervello funzionino, in modo da non avere crisi epilettiche. Quindi sono un disabile, e per questo non vengo più chiamata sui set. Queste sono le cose con cui ho avuto a che fare negli ultimi 22 anni, e ora ne parlo apertamente”. Dopo l’incidente, la Stone ha attraversato un periodo buio: il suo matrimonio è andato in pezzi (lei e Bronstein hanno divorziato nel 2004 e ha perso la custodia del figlio Roan) e, ha rivelato che, proprio in quel periodo, Hollywood ha smesso di chiamarla.
Foto: Avalon / IPA Agency
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Nonostante tutto però Sharon Stone sembra aver trovato la forza per reagire: “Ho perso tutto“, dice. “Ho perso tutti i miei soldi. Ho perso la custodia di mio figlio. Ho perso la mia carriera. Ho perso tutte quelle cose che senti come la tua vera identità e la tua vita. Ma ho raggiunto un punto in cui mi va bene, in cui riconosco davvero di essere abbastanza“.
