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Nastri d’Argento 2018, Dogman di Matteo Garrone trionfa: 8 premi

Premiato anche Loro di Paolo Sorrentino  In un’edizione particolarmente affollata di talenti con la partecipazione di Paolo Sorrentino, con il berlusconiano Loro e Luca Guadagnino che ha raccolto con il suo Chiamami col tuo nome quattro candidature e una vittoria agli ultimi premi Oscar, è Matteo Garrone a trionfare ai Nastri d’Argento 2018 con ben 8 premi.  […]

di Ruggero Biamonti | 2 Luglio 2018
Foto: Ufficio Stampa

Premiato anche Loro di Paolo Sorrentino 

In un’edizione particolarmente affollata di talenti con la partecipazione di Paolo Sorrentino, con il berlusconiano Loro e Luca Guadagnino che ha raccolto con il suo Chiamami col tuo nome quattro candidature e una vittoria agli ultimi premi Oscar, è Matteo Garrone a trionfare ai Nastri d’Argento 2018 con ben 8 premi. 

Dopo il successo a Cannes, dove aveva conquistato uno dei premi più importanti, quello per il miglior attore con Marcello Fonte, vince ora come miglior film, migliore regia, due migliori attori protagonisti, produzione, scenografia, sonoro, montaggio, casting director.

Paolo Sorrentino invece riceve con Loro i premi per la miglior sceneggiatura, la migliore attrice protagonista (Elena Sofia Ricci che interpreta Veronica Lario), il miglior attore non protagonista (Riccardo Scamarcio) e la miglior attrice non protagonista (Kasia Smutniak).

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Dogman è ambientato in una periferia sospesa tra metropoli e natura selvaggia, dove l’unica legge sembra essere quella del più forte. Marcello (Marcello Fonte) è un uomo piccolo e mite che divide le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di toelettatura per cani, l’amore per la figlia Alida (Alida Baldari Calabria), e un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino (Edoardo Pesce), un ex pugile che terrorizza l’intero quartiere. Dopo l’ennesima sopraffazione, deciso a riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta dall’esito inaspettato.

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Il film, come riferisce il regista, “nasce da una suggestione visiva, un’immagine: quella di alcuni cani, chiusi in gabbia, che assistono come testimoni all’esplodere della bestialità umane: un’immagine che risale a oltre dieci anni fa, quando per la prima volta il regista ha pensato di girare questo film”. 

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Dogman secondo Matteo Garrone “non è soltanto un film di vendetta, anche se la vendetta (ma meglio sarebbe chiamarla riscatto) gioca un ruolo importante, così come non è soltanto una variazione sul tema (eterno) della lotta tra il debole e il forte. È invece un film che, seppure attraverso una storia “estrema”, ci mette di fronte a qualcosa che ci riguarda tutti: le conseguenze delle scelte che facciamo quotidianamente per sopravvivere, dei sì che diciamo e che ci portano a non poter più dire di no, dello scarto tra chi siamo e chi pensiamo di essere”.

Il film è liberamente ispirato al truculento fatto di cronaca nota come la storia del canaro, ma quello che interessa a Matteo Garrone è raccontare l’uomo: “Un uomo che, nel tentativo di riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e forse persino il mondo. Che invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente”.