Raoul Bova ha costruito un’intera carriera sulla propria integrità, perseguita e ricercata con una scientifica dedizione. Mai una parola fuori posto, il viso serafico – e per fortuna così bello da essergli valso il titolo di sex symbol; e poi serietà ed eleganza come imperativi morali e una rigidità meditata che risulta faticosa al solo sguardo. Tutte caratteristiche che hanno da sempre contraddistinto Raoul Bova e che non ha mancato di portare con sé nello studio di Belve, dove è stato ospite di Francesca Fagnani. Un luogo in cui si accetta di sottoporsi alle domande-proiettile della conduttrice, appositamente create per essere scomode ma rivelatrici, la quale con perseveranza cerca di scavare oltre la superficie per svelare un volto inedito dei propri ospiti. E dove la mancanza di spontaneità e di voglia di raccontarsi senza sovrastrutture viene punita come un peccato capitale.
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Belve Raoul Bova cade vittima di se stesso e Fagnani lo bastona
Dunque, nel momento in cui si sceglie di essere ospiti di Francesca Fagnani, non ci si può che arrendere alle regole – e alle domande – della padrona di casa. Un codice che Raoul Bova ha, invece, scelto di non rispettare sedendosi sì di fronte alla conduttrice, ma chiudendosi dietro ad un’impermeabilità e ad una rigidità che mal si confanno ad un programma come Belve – ma in generale ad un’intervista. Alle domande di Francesca Fagnani, l’attore ha optato per risposte lapidarie e sintetiche, meditate appositamente per evitare la fuoriuscita di una qualsiasi parvenza di verità. Un comportamento che ha indispettito – e evidentemente annoiato – non poco la padrona di casa che, di fronte alla reticenza e alle domande senza risposta, ha deciso di riempire lo spazio rimasto con qualche risata di circostanza senza però rinunciare al piacere delle frecciatine.
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“Lei ha preso troppo sul serio il suo ruolo di Don Massimo” ha esordito la Fagnani di fronte al fare impostato di Raoul Bova, facendo riferimento all’avventura dell’attore nei panni nell’erede di Terence Hill nella fiction Don Matteo. E poi non sono mancate le stoccate, condite di feroce ironia, di fronte al quiz religioso proposto dalla Fagnani per far uscire l’attore dai suoi panni austeri a cui però Bova non si è prestato. E ancora quel “ci risparmi la lezione di catechismo” come risposta alle noiosi paternali del fu sex symbol. Nonostante il bel viso che gli è valso la carriera, Raoul Bova ha commesso l’errore imperdonabile, che difficilmente il pubblico dimenticherà, di violare l’unico comandamento di Belve: rispondere (con parvenza di sincerità) alle domande di Francesca Fagnani. E ha deciso di sacrificare la bellezza della sincerità a favore dell’ennesima recita, in cui Bova è ancora una volta l’uomo tutto d’un pezzo, integro, mai fuori posto ma così lontano dalla realtà. Un uomo che ha scelto di recitare una parte anche fuori dal set, cucendosi fin troppo bene addosso i panni di Don Massimo.