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Valeria Golino: il nuovo film sulla cecità è un successo a Venezia

Dodicesimo film del regista Silvio Soldini “Il colore nascosto delle cose” è stato proiettato fuori concorso al cinema di Venezia. Molti sono stati gli apprezzamenti per il film ed in particolare è stata esaltata la prestazione di Valeria Golino che, nei panni di Emma, interpreta una ragazza non vedente. Il co-protagonista è Teo, interpretato da […]

di Redazione di Rumors.it | 8 Settembre 2017

Dodicesimo film del regista Silvio Soldini

“Il colore nascosto delle cose” è stato proiettato fuori concorso al cinema di Venezia. Molti sono stati gli apprezzamenti per il film ed in particolare è stata esaltata la prestazione di Valeria Golino che, nei panni di Emma, interpreta una ragazza non vedente. Il co-protagonista è Teo, interpretato da un ottimo Andrea Giannini e la regia è affidata a Silvio Soldini, che già aveva trattato il tema della cecità attraverso il documentario “Per altri occhi”.

Emma è un’osteopata non vedente che convive con le sue fragilità ma che rimane molto forte e vitale, Teo invece è un famoso pubblicitario romano. L’incontro che avverrà tra i due cambierà per sempre la vita di entrambi. La maggior parte delle recensioni che arrivano dal Lido sono positive, il film quindi potrebbe rappresentare la sorpresa italiana della stagione. Il film è in sala dall’8 settembre.

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La Golino ha lavorato molto per riuscire ad interpretare il personaggio in maniera convincente e soprattutto senza artefatti di nessun tipo. L’attrice ha, infatti, chiesto l’aiuto di molte persone non vedenti per riuscire a caratterizzare bene il personaggio e soprattutto per riuscire a  capire fino in fondo le varie sfaccettature che una disabilità del genere porta con sé.

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Il regista Silvio Soldini, invece, ha spiegato in un’intervista rilasciata a “La Repubblica” quanto sia stata importante la sua esperienza precedente con il film-documentario: “Con il documentario ho scoperto un mondo che, devo ammettere, immaginavo diverso. Siamo abituati a pensare alla disabilità per lo più attraverso immagini stereotipate, a tenerla a distanza, spesso a compatirla, invece tramite quel film ho incontrato persone straordinarie, vitali, curiose, coraggiose, la cui unica paura era che il mio sguardo su di loro potesse indugiare nella pietà”.

Mattia Landoni