31 anni di provocazioni: se per ognuno gli anni vanno di pari passo alle rughe del viso, per Achille Lauro l’età si conta tramite i tatuaggi che cospargono il corpo del cantante, originario di Verona. Un’indole ribelle per un animo sensibile e una passione sfrenata tanto da essere in grado di cambiare le regole del gioco della musica. Lauro, il cui nome è proprio Lauro De Marinis, è sfuggito varie volte dalle dinamiche a cui siamo abituati, ci è apparso quasi fin da subito sfuggente e incomprensibile, quando in realtà ciò che non avevamo ancora capito era lo slancio nel futuro che muove ogni sua performance artistica.
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Stride pensare che una personalità camaleontica come la sua, così sfacciata nell’esplicitare le proprie tensioni ed idee, sia figlia di un magistrato e professore universitario: infatti nel rapporto con il padre ci sono state varie difficoltà che hanno portato i due a non parlarsi per vario tempo, fino a riallacciare i legami solo ultimamente, complice, forse, la mediazione della madre, che invece ha continuato a supportare il figlio nei suoi progetti.
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Emergendo dall’underground rap, nato dal sodalizio con il fratello Federico, Achille Lauro ha continuato la sua carriera proponendo varie sfaccettature diverse della propria musica, dimostrandosi un artista eclettico: dalla trap si è spostato a sonorità latine e melodiche, coniando lui stesso un nuovo genere, la samba trap, fino ad arrivare al rock di Rolls Royce, hit presentata a Sanremo 2019 e fortemente contestata per i suoi contenuti controversi. Inneggiare a sostanze stupefacenti e rimarcare la povertà da cui è nato il suo genio sono state le caratteristiche di varie canzoni dell’artista, che non si è mai nascosto dietro la paura di risultare inopportuno: la licenza artistica gli ha servito la giustificazione migliore per urlare al mondo i pensieri e i tormenti che l’hanno accompagnato fino a qui.
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Achille Lauro età: il cantante festeggia 31 anni colmi di successi
La “faccia d’angelo” di Achille Lauro, “Figlio dei jeans, figlio dei club” si è tramutata in “Lucifero il ribelle“: l’amletico artista si è rivolto, con i suoi versi, ai fuori rotta, ai falliti e ai fuori luogo esplicitando lo stesso sentimento che ha provato lui in vari momenti della sua vita. “Ho messo sempre le mie cose in una piazza metaforica. Anche nella musica esprimere i propri sentimenti non è facile molte volte perché dimostri la tua sensibilità, o qualche tuo lato nascosto. Io sono abituato ormai” : nessun velo di finzione nell’apparenza ed essenza di Achille, così idolatrato dai giovani e così disprezzato dai più maturi. Eppure, è proprio la sua sfacciataggine ad essere l’ingrediente ad aver fatto innamorare i fan e l’arroganza con cui non si è lasciato sfuggire nessuna occasione per esaltare la sua eccentricità: “Divento banale, mi riducono ad un’idea (…) Ma io ero molto di più: Il pregiudizio è una prigione, il giudizio è la condanna. Dio benedica gli incompresi” è stata la chiosa di uno dei suoi quadri a Sanremo. La polaroid della sua vita come monito di forza a chi, come lui, è stato “censurato, condannato e imprigionato”.
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