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“Worthy”, Jada Pinkett Smith si racconta: l’infanzia difficile fino allo spaccio di droghe

In uscita l’autobiografia di Jada Pinkett Smith: l’attrice racconta la durissima infanzia fino allo spaccio di droghe durante l’adolescenza

di Redazione Rumors.it | 17 Ottobre 2023
Foto: Instagram @jadapinkettsmith

Worthy, l’autobiografia di Jada Pinkett Smith dal 17 ottobre arriva nelle librerie. L’attrice ha deciso di raccontare la sua vita in questo libro, partendo dalla difficile infanzia vissuta e del difficile rapporto con le droghe. I lettori sono molto ansiosi di leggere la sua storia, considerate alcune delle recenti dichiarazioni sul marito e altre star dello spettacolo. Ricordiamo infatti, che Jada, 52, è sposata con Will Smith: dopo l’episodio dello schiaffo ha iniziato a rivelare segreti scottanti sulla loro relazione. A quanto pare i due siano separati in casa ormai da sette anni. Sicuramente Will sarà curioso di leggere il libro come lo siamo noi.

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Jada Pinkett Smith spacciava droghe per sopravvivere

Jada ha vissuto un’ infanzia molto dura: la maggior parte del tempo il suo punto di riferimento era la nonna Marion. La madre, Adrienne, era un’ eroinomane e il padre un uomo violento e a tratti assente. Questa situazione ha reso difficile per l’attrice creare dei rapporti sani. La nonna però le ha insegnato tutto ciò che poteva, dal seguire i suoi hobby a fare le faccende di casa, in modo da non dipendere mai da un uomo. Nonostante abbia fatto tutti i lavori possibili, per paura di non poter aiutare la madre, l’attrice ha rivelato di aver iniziato a vendere cocaina e crack per sbarcare il lunario. Una scelta giudicabile certo, ma che le ha insegnato a sopravvivere per le strade di Baltimora: “E se succedesse qualcosa a mia madre? E se una sera non tornasse a casa? O per overdose, o perché arrestata, per qualunque cosa. E così ho deciso di vendere droga. Crack, cocaina”. 

 

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Jada Pinkett Smith e la sua infanzia difficile a Baltimora

Jada ha continuato spiegando come negli anni ’80 la droga era affare comune e in moltissimi ne facevano uso: “Potevi farne uso, potevi venderla, ma non era possibile starne alla larga in un ambiente del genere. E non sto dicendo che sia giusto, ma volevo soldi per poter essere indipendente. Volevo prendermi cura di me stessa”. Nonostante il lavoro non fosse per nulla etico, le ha insegnato parecchio per il futuro: La cosa più importante che credo mi abbiano insegnato le strade di Baltimora è stata l’impavidità e la capacità di riconoscere il pericolo”.