Il 2023 si è concluso con il botto. E non intendiamo i botti di Capodanno. Ci stiamo riferendo allo scontro indiretto, ancora in corso, tra il conduttore radiofonico Linus, pseudonimo di Pasquale Feliciano Di Molfetta, e il disc jockey Claudio Cecchetto. Tutto è iniziato durante una puntata di Deejay chiama Italia, in cui Linus ha dato del “fesso” a Cecchetto, aggiungendo di ritenere “poco interessante” il documentario di cui Claudio è protagonista: People from Cecchetto (in onda sulla Rai la sera del 20 dicembre). Questo presunto attacco sarebbe passato inosservato, se non fosse per Jody, figlio di Cecchetto, che aveva replicato alle sue parole. Oggi, in una lettera al Corriere, Linus si è rivolto direttamente all’ex collega: “Gli devo tutto il mio successo, l’ho dichiarato in ogni occasione. Certo, non ci siamo mai stati simpatici, ma non ho mai rilasciato dichiarazioni contro di lui, al contrario suo. Ma capisco la frustrazione di vedere la radio che aveva fondato e buttato andare a gonfie vele”.
Linus-Cecchetto, lo scontro continua: la lettera al Corriere
Così Linus scrive al Corriere della Sera:
Caro direttore,
cominciamo dalla fine, cioè da questa crocefissione degli ultimi giorni. Non ho risposto al post del figlio di Cecchetto se non scrivendogli direttamente sul suo profilo. Non volevo essere sgarbato e non volevo alimentare una polemica basata sul nulla. Poi evidentemente l’attualità non ha regalato niente di interessante in questo inizio anno ed eccoci qua. Solo per puntualizzare alcune cose, in particolare in riferimento all’ennesima intervista rilasciata dallo stesso Cecchetto. Ho lavorato con lui per dieci anni, lui era il boss, io un ragazzino. A lui devo tutto il mio successo, e l’ho scritto e dichiarato in ogni occasione. Su ogni libro che ho scritto e in ogni intervista che mi hanno fatto, controllate pure. Ma i ragazzini crescono e i boss invecchiano, è la vita, e spesso non dipende dall’età… Prima precisazione: nel ’94, quando lui decise di ricattare il Gruppo a cui quattro anni prima aveva venduto la radio («ridatemela o me ne vado» disse; «ok, vattene» gli risposero) io ero un signor nessuno. Solo dopo la sua uscita il Gruppo, che di radio sapeva meno di zero, chiese ad Albertino (che allora era l’ago della bilancia) di portare avanti la radio e a me di dargli una mano. Io accettai, con molta incoscienza, e il resto è storia. In questi trent’anni non ho mai rilasciato una qualunque dichiarazione contro di lui, mai. Cercatela pure, non la troverete. Al contrario suo, che non ha mai perso un’occasione che fosse una per denigrarmi, compreso darmi dell’hater perché mi ero permesso di dire che la Notte Rosa fosse una cosa obsoleta. Per fortuna lo stesso Sindaco di Rimini intervenne a darmi ragione. Certo, non ci siamo mai stati simpatici. Certo, capisco la frustrazione per aver visto la radio che lui aveva fondato e poi buttato non solo non affondare ma continuare a viaggiare a gonfie vele. Da trent’anni poi! Dev’essere terribile! Ma, mi chiedo, è colpa mia?
La risposta di Linus a Jody Cecchetto, figlio di Claudio
La lettera di Linus si conclude con alcune parole rivolte direttamente al figlio di Claudio, Jody Cecchetto:
E veniamo alla pietra dello scandolo, il «fesso»: caro Jody, nel video che hai pubblicato si sente me ironizzare sul flop del programma e Nicola darmi del fesso. E io che rispondo “no, fesso quello”. Secondo te, come avrei dovuto definire chi fa una puntata celebrativa sui «nostri anni» e con cura certosina e scientificamente meschina evita per tutto il tempo anche solo di nominarmi? Bastava quello, ma i fessi non sono stati in grado di capirlo. Con immutata stima, come diceva un mio amico.