x

x

Netflix questa volta fa centro. Mank è il film con più candidature agli Oscar 2021

L’ultimo film di David Fincher con la recitazione magistrale di Gary Oldman Ormai è iniziato il conto alla rovescia per la notte più amata dai cinefili di tutto il mondo. E con esso anche il toto scommesse sui possibili vincitori. Tra i favori alla statuetta d’oro – con ben 10 candidature – c’è l’ultimo gioiello […]

di Staff | 23 Aprile 2021
Foto: Netflix

L’ultimo film di David Fincher con la recitazione magistrale di Gary Oldman

Ormai è iniziato il conto alla rovescia per la notte più amata dai cinefili di tutto il mondo. E con esso anche il toto scommesse sui possibili vincitori. Tra i favori alla statuetta d’oro – con ben 10 candidature – c’è l’ultimo gioiello firmato da David Fincher, Mank. Una pellicola che racconta la storia di Hermann J. Mankiewicz, sceneggiatore, e la nascita di Quarto potere, film che lo ha reso celebre e che ha consacrato Orson Wells nella Hall of Fame dei registi.

Oscar 2021, la magica notte del cinema come un film: da Brad Pitt a… | LEGGI

Così come Mank narra la controversa storia dietro la scrittura di Quarto potere, il film stesso nasconde un’inedito aneddoto, quella legata al suo regista. Perché la stesura della sceneggiatura di Mank risale ancora agli anni ’90, quando un giovane Fincher aveva deciso di voler fare il suo esordio nel mondo cinematografico proprio con la storia di Mankiewicz (scritta dal padre); ma nessuna casa di produzione gli diede mai l’opportunità di realizzarlo. Non era ancora il momento giusto.

Foto: Netflix

La Battaglia di Jadotville: il film sull’assedio mai raccontato | LEGGI

Mank recensione: il trionfo del metacinema in bianco e nero

Fincher – dopo 30 anni – dopo Se7en, Fight Club, The Social Network… riesce finalmente a realizzare il suo Mank, nel 2020, l’anno più sfortunato di sempre per l’arte, e a ricevere, tra le dieci candidature, quella a Miglior Film e quella a Miglior Regista. Un magistrale esempio di metacinematografia, in cui Hollywood riflette e racconta se stessa attraverso il filtro delle personalità che l’hanno costruita. In questo caso, il cinema degli anni ’30 e ’40 – sullo sfondo della Grande Depressione – viene raccontato con gli occhi e l’ironia di Mankiewicz (interpretato da Gary Oldman), sfruttando lo stesso meccanismo narrativo utilizzato anche su Quarto potere.

Il presente dei mesi del 1940 in cui Mank scrisse la sceneggiatura si alterna ad una serie di flashback, nei quali vengono raccontati gli incontri con personaggi noti del mondo di Hollywood degli anni Trenta e le elezioni del Governatore della California, del 1934. La pellicola diventa un viaggio visivo alla scoperta delle tecniche tipiche del cinema di quegli anni come le didascalie e le dissolvenze a nero per segnare i salti temporali. Un Gary Oldman che, nei panni del protagonista, regala l’ennesima intepretazione da Oscar, insieme a Amanda Seyfried e Lilly Collins (quest’ultima si può dire liberata dalla macchia di Emily in Paris). Mank è l’ennesima dimostrazione di quanto, nonostante il passare del tempo, tante cose non cambino mai, come la bellezza di un cinema che parla di se stesso anche se attraverso la comodità di una piattaforma streaming.

Sara Radegonda

Ginny & Georgia: la serie Netflix che diventa la versione noir di Una mamma per amica | SCOPRI