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Comandante apre Venezia, il regista: “Essere italiano significa accogliere e non respingere”

Il film, diretto da Edoardo De Angelis e interpretato da Pierfrancesco Favino, racconta la storia vera del comandante Salvatore Todaro: una storia di disobbedienza, eroismo ed italianità

di Beatrice Anfossi | 30 Agosto 2023
Foto: Enrico De Luigi

Sarà Comandante di Edoardo De Angelis ad inaugurare l’80° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Un film nato da una folgorazione, avuta dal regista di fronte alla storia di Salvatore Todaro, e poi maturato con la ricerca: sul personaggio, sul genere cinematografico. Perché Comandante racconta le vicende di un uomo, ma anche del suo equipaggio e del peculiare mezzo di cui era a comando: il sommergibile Cappellini, schierato dalla Marina Militare Italiana durante la Prima Guerra Mondiale. Una storia che a suo modo racconta anche l’attualità, perché parla di uomini – stranieri – che sarebbero annegati, se qualcuno disobbedendo agli ordini non avesse deciso di salvarli. Una storia che si apre a potenziali e innumerevoli polemiche, il cui spauracchio non ha fermato però la creazione. Perché, come ha detto il protagonista Pierfrancesco Favino, “nulla di creativo può nascere dalla paura di fare qualcosa”.

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Comandante film Favino: le parole dell’attore

E poi c’è la storia di un’italianità che si carica di infiniti significati, tutti riassunti nella frase pronunciata da Todaro a motivare le sue scelte: “Perché noi siamo italiani“. E cosa significa, ottant’anni dopo, essere italiani? Il regista Edoardo De Angelis non ha dubbi, significa – riprendendo le gesta di Todaro – “portare 2000 anni di storia di civiltà sulle spalle, significa accogliere e non respingere, significa arricchirsi dalla diversità”. “Salvatore Todaro”, aggiunge il suo interprete Favino, “sa che sta disobbedendo, ma in realtà obbedisce a una legge più alta: mettere l’uomo al primo posto. Sceglie quell’idea di umanità”.

D’altronde, Pierfrancesco Favino non si è mai fatto spaventare da personaggi divisivi: è stato, tra gli altri, Bettino Craxi in Hammamet, poi Tommaso Buscetta ne Il traditore. In questo film, dice, interpreta un personaggio sfaccettato: “Todaro è un magnifico esempio del fatto che un essere umano non sia mai una cosa sola, ma possa essere contemporaneamente un Cattolico praticante e uno spiritista. Appassionato di filosofie orientali e militare convinto”. Un eroe e un anti-eroe: perché, come ha detto la nipote, il suo non è stato “un gesto da eroe”, ma qualcosa che “dovrebbe essere nella coscienza di tutti”.

Comandante Pierfrancesco Favino

Pierfrancesco Favino e il regista Edoardo De Angelis in Comandante
Foto: Enrico De Luigi

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Comandante film storia vera: la vicenda di Salvatore Todaro che ha ispirato il regista

Salvatore Todaro nasce nel 1908 a Messina, ma è a Sottomorina di Chioggia, dove cresce, che s’innamora perdutamente del mare. Un amore che lo porterà a non voler abbandonare la sua professione, neanche in seguito ad una lesione alla colonna vertebrale che lo costringerà ad indossare per sempre un rigido busto. Un mese dopo l’entrata in guerra dell’Italia, nel luglio 1940, Todaro diventa comandante del sommergibile Comandante Cappellini che, il 16 ottobre al largo di Madera, viene attaccato da un piroscafo belga. In seguito all’attacco, Todaro risponde affondando il nemico. E qui: la storia. Invece di seguire le regole della guerra, Salvatore Todaro sceglie quelle del mare, portando in salvo i 26 sopravvissuti fino alle Azzorre. Quando il capitano del piroscafo gli chiederà perché si sia esposto a un tale rischio contravvenendo alle direttive del suo stesso comando, Salvatore Todaro risponderà con le parole che lo hanno reso una leggenda: “Perché noi siamo italiani“.