L’ultima puntata di Non è l’Arena di domenica scorsa è coincisa con la scadenza del contratto biennale che lega Massimo Giletti a La7 e le sue parole hanno fatto pensare a un addio. “Questa è l’ultima puntata di Non è l’Arena, sono stati quattro anni straordinari vissuti qui su La7. Vi auguro una felice estate. Ad maiora. Grazie”, ha dichiarato il conduttore alla fine della puntata dello scorso 13 giugno. Le parole dolceamare hanno lasciato interdetti molti facendo pensare alla fine della collaborazione con l’emittente.
Alcune voci lo volevano vicino a Rai2, la rete che necessita più di tutte di rafforzare la proposta di approfondimento giornalistico, ma sarebbero solo indiscrezioni; anche un passaggio a Mediaset o Discovery sembra altamente improbabile. Inoltre, secondo fonti vicine all’agenzia di stampa non ci sarebbero accordi già raggiunti con altri gruppi o emittenti televisive. Quindi, le parole del conduttore più che un addio sarebbero un arrivederci e la possibilità è quella del rinnovo del suo contratto con La7 a coronamento di 4 anni di grandi soddisfazioni in termini di ascolti e di visibilità.
fonte: ufficio stampa
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Non è l’Arena è sbarcata su La7 nel 2017 dopo che la Rai ha chiuso lo storico programma della domenica di Giletti, L’Arena, e dopo 30 anni trascorsi nel servizio pubblico; nella nuova emittente, il giornalista si è sempre sentito molto libero di portare avanti le sue battaglie: “A La7 porto avanti la mia lotta alla sottocultura che amplifica la mafiosità”, aveva dichiarato una recente intervista per Sette, il settimanale del Corriere della Sera. Proprio questo suo coraggio e senso di giustizia hanno portato a un drastico cambiamento nella sua vita: Giletti vive da circa un anno sotto scorta dopo le minacce di un boss mafioso.
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Dunque, la prospettiva di un rinnovo del contratto con La7 sembra l’alternativa più probabile anche in relazione all’intervista a Sette in cui Giletti si era espresso con entusiasmo riguardo alla sua esperienza nell’emittente di Urbano Cairo: “Le battaglie politiche che sto facendo qui non avrei mai potuto farle in Rai. Non ho mai avuto pressioni né dal direttore, né dall’editore”. E sembrerebbe esserci anche un forte legame personale tra il giornalista e l’editore: “Non potrò mai dimenticare che il giorno in cui stavo seppellendo mio padre, nel gennaio 2020, mi son sentito abbracciare alle spalle: mi sono girato e c’era il mio editore, Urbano Cairo. La sera prima era a Roma, ha fatto uno sforzo notevole per arrivare nel Biellese. Queste cose non si dimenticano”.
