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L’Acqua e la Farina: un viaggio nella vita privata del grande Aldo Fabrizi

Abbiamo intervistato Antonio Nobili, autore e regista dello spettacolo teatrale che indaga nel complesso rapporto tra il grande attore e la sorella: l’indimenticabile Sora Lella

di Ruggero Biamonti | 15 Ottobre 2022
Chiodini_Agostino_Ph.Fabio Negri

Sabato 15 alle 21,00 e domenica 16 ottobre alle 18,00, al Teatro Garbatella Piazza G. Da Triora, 15 a Roma, debutta lo spettacolo teatrale L’Acqua e la Farina e per la prima volta va in scena la storia dei fratelli Fabrizi, Aldo e la ‘Sora’ Lella. Il testo, inedito, scritto da Antonio Nobili con la collaborazione di Alessio Chiodini (con un intervento di Enrico Tamburini) che in doppio ruolo, gestisce il fil rouge dello spettacolo, Mary Ferrara nel ruolo della Sora Lella, Mauro Trabalza nel ruolo di se stesso (nipote della Sora Lella), Luigi Nicholas Martini che interpreta Aldo Fabrizi, Enrico Tamburini come conduttore e Ilaria Mariotti “Teresa”, la collaboratrice della trattoria.

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Lo spettacolo mette in luce il rapporto dei fratelli, in una visione intima ed inedita, sottolineando il contributo che hanno dato alla diffusione della “romanità” che, grazie a loro, è patrimonio conosciuto e apprezzato ovunque nel mondo; di questo e non solo abbiamo parlato con Antonio Nobili, regista con una solida formazione di ampio respiro internazionale e che ha debuttato giovanissimo a soli 13 anni. Nobili ha avuto la fortuna di studiare all’estero, come lui stesso ha detto, per poi tornare in Italia alla ricerca di storie: “Abbiamo cercato di costruire uno spettacolo che all’interno di una narrazione spettacolare inserisse anche un contenuto per il pubblico che può così tornare a casa con qualcosa che si possa raccontare”.

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Antonio Nobili, un viaggio nella vita privata del grande Aldo Fabrizi: il rapporto con la sorella Elena

Antonio ci parla subito dell’idea seminale della piece: “Nasce da una chiacchierata con Mauro Trabalza in cui sono venuti fuori i ricordi di sua nonna, la Sora Lella e suo zio Aldo Fabrizi, ambasciatore nel mondo di quel modo di recitare, di fare cinema e uomo che aveva un rapporto conflittuale con la sorella, soprattutto nell’ultimo periodo”, anche se quella che apparentemente poteva sembrare una sorta di invidia di Aldo verso il successo della sorella, in realtà era “la paura di Aldo verso il mondo del cinema che lui conosceva bene (infatti una parte dello spettacolo racconta come i personaggi del cinema e dello spettacolo disertarono il suo funerale, mentre il suo pubblico era lì folto); una sorta quindi di senso di protezione”.

Un ricordo di due personaggi popolari, ma al contempo un omaggio alla romanità che è “innanzitutto un modo di affrontare la vita, l’esistenza, il romano sente da sempre dentro di sé una certa leggerezza, la cultura romana è tipicamente più rilassata: essere romano significa anche essere orgoglioso delle proprie radici”. Immancabile un riferimento a Milano storica rivale dell’Urbe, rivalità per la quale il regista propone una soluzione allettante: “Sarebbe bello se milanesi e romani si parlassero perché si completano: al milanese servirebbe un po’ di romano e al romano servirebbe un po’ di milanese”.

Ruggero Biamonti