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Il naufragio della Rai: conduttori in fuga, flop di ascolti e lo stop di Pino Insegno. Ma per fortuna c’è ‘o mar for

L’insediamento del nuovo governo non sembra aver per nulla giovato alla Rai (oggi soprannominata TeleMeloni) la quale tra cancellazioni e flop ha perso il proprio primato, finendo per essere sorpassata dalla concorrenza

di Sara Radegonda | 10 Novembre 2023
Foto: IPA / Maurizio D'Avanzo

Il naufragar m’è dolce in questo mare. Se per Giacomo Leopardi l’oscillazione instabile delle onde era motivo di sollievo, le acque in cui si trova immersa la Rai oggi sono ben più agitate – per non dire in burrasca.

La crisi dell’emittente televisiva di Stato non è più un segreto, perché a restituire la brutale realtà ci hanno pensato i dati: stando all’elaborazione dello Studio Frasi su dati Auditel la Rai ha perso – per la prima volta – il proprio primato; è stata battuta da Mediaset, che ha fatto meglio nell’arco dell’intera giornata – 38,45% di share delle reti del Biscione contro il 35,37% della Rai – nelle prime settimane della stagione autunnale. Tre punti di share che certificano la pesante crisi della tv di Stato, vittima dell’insediamento del nuovo governo che le ha assicurato lo sciagurato appellativo di TeleMeloni, e l’abbandono da parte del pubblico dei canali Rai, che avrebbero perso tra i 200 e i 250mila spettatori.

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Rai flop clamoroso della tv di Stato: che sia la maledizione di Fazio?

Una deriva storica che ha avuto inizio – come quel pomo della discordia che aveva scatenato la guerra di Troia – dalla cacciata di Fabio Fazio (e del suo Che Tempo Che Fa) dall’Eden Rai, seguita a ruota dall’addio di Bianca Berlinguer a Rai3 per passare a Rete4 – dunque alla concorrenza – dove ha rivelato di “sentirsi più libera”. Una fuga di conduttori accompagnata da uno scisma di pensatori, come Corrado Augias e Massimo Gramellini, che hanno messo fine ai propri servigi nei confronti della tv di Stato. Ma se a Mediaset il giro di poltrone, frutto della politica di “epurazione anti-trash” messa in campo da Pier Silvio Berlusconi, sembra aver dato i frutti sperati, alla Rai l’aria che tira è tutt’altro che di bonaccia. Perché alla migrazione di alcuni volti pilastro dell’emittente di servizio pubblico si è aggiunto il flop clamoroso di coloro che sono rimasti: dalla cancellazione dopo sole tre puntate di Libera Tutti!, il programma di Bianca Guaccero, a causa dei pochi ascolti; al caso di Avanti Popolo che, oltre a soffrire della collocazione nel palinsesto, non rinuncia a correre sul filo del rasoio, prima con l’ospitata di Fabrizio Corona poi con l’intervista ad Asia, la ragazza vittima di stupro.

 

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Pino Insegno Eredità: la Rai cambia idea e sceglie Flavio Insinna

Ma il drammatico naufragio della Rai non sembra destinato ad arrestarsi (almeno per il momento), palesando sempre di più agli occhi del pubblico il caos che domina in Viale Mazzini. Nelle scorse ore infatti si è diffusa la notizia che Pino Insegno, che con il suo nuovo Mercante in Fiera ha firmato l’ennesimo flop dell’emittente (arrivare al 2% sembra essere un’impresa titanica), non condurrà L’Eredità – come precedentemente annunciato. Dopo l’accordo raggiunto con la casa produttrice Banijay Italia, la Rai ha infatti deciso di non affidare a Insegno il game show che ripartirà a gennaio – la cui conduzione andrà invece a Marco Liorni -, ma di restituirgli il timone di Reazione a Catena (che aveva già condotto dal 2010 al 2013).

La Rai sembra dunque aver perso momentaneamente la propria bussola, vittima di un Governo che ha finito per ridurre spazi all’opposizione. Sono in molti, non a caso, ad aver dato la propria opinione in merito alla crisi della tv di Stato: Pier Silvio Berlusconi ha sottolineato come la “Rai dovrebbe tornare a fare servizio pubblico”, ma forse ad aver centrato maggiormente il punto è Bianca Berlinguer che al Corriere della Sera ha detto: “Mi sembra che la Rai non abbia ancora elaborato un piano adeguato alle grandi trasformazioni che attraversano la società italiana”. E se da un lato la tv di Stato può contare sulla granitica presenza di Fiorello, investito del ruolo di Atlante che deve tenere tra le mani – e tentare disperatamente di salvare – il mondo Rai; dall’altro la forza di un sol uomo non può certo durare a lungo. Ma per fortuna, come si dice, c’è Mare Fuori

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