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Ezediel presenta il nuovo singolo: “Per me l’importante è entrare in contatto con le emozioni altrui”

Noi di Rumors.it abbiamo incontrato l’artista in occasione dell’uscita del singolo Dopo l’esplosivo esordio durante la pandemia, Robert Wayne, in arte Ezediel, il nuovo giovane talento USA cresciuto in Italia, ritorna con un nuovo singolo “I Wash My Hands In The Blood”. Un brano in cui lo stile di Ezediel si delinea sempre di più […]

di Staff | 31 Marzo 2021
Foto: Ufficio stampa

Noi di Rumors.it abbiamo incontrato l’artista in occasione dell’uscita del singolo

Dopo l’esplosivo esordio durante la pandemia, Robert Wayne, in arte Ezediel, il nuovo giovane talento USA cresciuto in Italia, ritorna con un nuovo singolo “I Wash My Hands In The Blood”. Un brano in cui lo stile di Ezediel si delinea sempre di più andando a identificare un suo stile personale e inedito.

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Una sonorità che nel suo essere tenebrosa avvolge tutto lo spazio circostante trascinandolo nel profondo. Un brano che diventa d’impatto anche visivo grazie alle animazioni eseguite a mano – sotto direzione creativa dell’artista -, ma il cui effettivo disegno è stato eseguito da uno dei ragazzi del team di nome Luciano Berlingerio. Animazioni che compongono un videoclip che perfettamente si addice al brano: tra le tonalità cupe del nero e grigio si muovono inquietanti note rosse.

Foto: Antonia Zanette

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Ezediel nuovo singolo all’insegna di una rinnovata consapevolezza

Noi di Rumors.it abbiamo incontrato Ezediel che ci ha raccontato della sua carriera, del nuovo brano e dei progetti per il futuro…

Il 5 marzo uscirà il tuo nuovo brano “I Wash My Hands In The Blood”; dal tuo primo singolo “Into The Midnight”, ad oggi, con questa uscita, cosa è cambiato in te e nella tua musica? Pensi di aver raggiunto una maturità artistica?

Sicuramente sto sviluppando una maggiore consapevolezza, ma non mi è semplice descrivere su quale specifico frangente: il cambiamento è interiore, e di conseguenza si riflette su ciò che produco e scrivo. Qualcosa si è mosso e le persone hanno cominciato a sentire, letteralmente, la necessità di cercarmi per comunicare con me, condividere le loro esperienze e cosa provino ascoltando la mia musica. Questo ha in un qualche modo sancito quella sottile linea di incredulità che inizialmente si prova, è molto difficile da spiegare, ed è altrettanto speciale quando per la prima volta accade che un completo estraneo in realtà ti conosca, ti ammiri e ti conceda il suo affetto perché effettivamente la tua musica ha contribuito al suo di benessere. Il cambiamento principe è stato questo, e ha rafforzato in me una visione e delle sicurezza che già c’erano, ma ora ancor di più. La fama ed il successo sono per me qualcosa di aleatorio, illusorio, quello che per me più conta è proprio quello che sta accadendo: entrare in contatto con le emozioni altrui, con le vite altrui, aiutare, condividere, lasciare loro un messaggio. E per me, questo specifico obiettivo, lo riterrei un segno di maturità artistica.

Nello specifico, a che cosa ti sei ispirato nel brano “I Wash My Hands In The Blood” e qual era l’intento comunicativo che volevi trasmettere?

E’ una canzone selvaggia, letteralmente, che infatti trattiene in sé elementi di produzione tribaleggianti, elettronici, oltre ai miei consueti elementi stilistici; invitano al ballo di massa come fanno tutt’ora le tribù, e come comunque accade in questa società nei locali, nelle discoteche. L’uomo sente da sempre il richiamo della natura, viviamo solo in un mondo che maschera queste necessità con orpelli, le giustifica in altro modo, ma siamo animali creativi, abbiamo necessità basilari, ed è qualcosa che volevo ricordare anche a me stesso. E’ una canzone che racconta l’animale che sono, il mio lato selvatico, e che invita gli altri a fare lo stesso, un richiamo ai propri antenati, a quando tutto è cominciato.

Foto: Ufficio Stampa

Che valore dai alla sperimentazione e alla ricerca di sonorità inedite nei tuoi brani?

E’ tutto, letteralmente. Non ho molto altro da aggiungere: tutto quello che mi circonda per me è fonte di ispirazione ed espressione. Sono costantemente alla ricerca di nuovi processi, nuovi suoni, nuovi stili, accomunati tutti da alcune mie coerenze stilistiche, come la profondità della mia voce, la mia tendenza ad alcuni generi comuni come l’Hip-Hop, il Nu-Metal e la Trap. Più passa il tempo più mi accorgo che valore abbia la mia visione artistica, e quanto sia necessario prendersene cura, ed avere l’umiltà di crescervi attraverso. Nè io né le mie sonorità le riterrò mai abbastanza, concluse, o ancor peggio perfette. Io non sono perfetto, non lo sarò mai, e va benissimo così, ciò che conta è dare tutto, dentro e fuori.

Cosa ti aspetti dal tuo futuro di artista? Hai già qualche progetto per l’immediato futuro?

Mi aspetto tutto da me e niente dagli altri, ho smesso di farlo ormai da tempo. Mi aspetto di vivere di questo ed esserne felice, mi aspetto di potermi connettere a quante più persone nel mondo e portare loro il mio messaggio, dare amore e ricevere amore, è divertente quanto apparentemente questo vada in contrasto con la mia immagine o la mia voce, che tutti definiscono “oscura”. Ma io sono oscuro, assolutamente, ma questo non mi limita dal portare del bene nel mondo. Per quanto riguarda l’immediato futuro sto già scrivendo un nuovo pezzo, sto ragionando a chi legarmi e con chi connettermi in futuro, ma anche e soprattutto quando tutta questa situazione sarà conclusa, oltre ad un concerto/evento in Italia, vorrei poter tornare negli Stati Uniti e vagliare la situazione.

Sara Radegonda

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Foto: Antonia Zanette