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La primavera dei Jalisse: “Gli ultimi mesi sono stati un vortice di emozioni”

Reduci dal grande ritorno al Festival di Sanremo e dalla partecipazione a Una voce per San Marino, i Jalisse si sono raccontati tra passato, presente e futuro

di Nadia Pieri | 28 Marzo 2024
Foto: Alessandro Rabbonì

È un periodo d’oro per i Jalisse. Dopo ben 27 anni, lo scorso febbraio sono tornati sul palco dell’Ariston dove non solo hanno avuto modo di ricantare la canzone che nel 1997 li fece vincere, Fiumi di parole, ma soprattutto di ritrovare l’affetto di quel pubblico che, in fondo, non li ha mai abbandonati. Dopo Sanremo hanno riprovato il brivido della gara con la partecipazione a Una voce per San Marino, un’occasione per rimettersi in gioco ma soprattutto per far conoscere la loro nuovo canzone: Il Paradiso è qui. Ora i Jalisse guardano al futuro con più speranza che mai. Una tournée internazionale li sta aspettando e, forse, anche il ritorno in gara a Sanremo che da tanti anni sognano.

Jalisse Sanremo 2024
Foto: Ufficio Stampa

Jalisse, l’intervista esclusiva: “L’affetto del pubblico è stato la nostra forza”

Come definireste questo momento della vostra vita? 

F: Una primavera.

A: Negli ultimi mesi si sono susseguite tante emozioni diverse. Tornare sul palco dell’Ariston dopo 27 anni è stata una vera bomba. È stato come tornare a casa dopo un lungo viaggio: respiri un’aria che ti fa stare bene, che ti fa godere il momento e ti dà tantissima gioia. Abbiamo ritrovato un palco diverso che rispetto al 1997 è molto cambiato, anche a livello di posizione. Per quanto riguarda San Marino, invece, è stato il risveglio dell’emozione della gara.

Siete tornati come ospiti sul palco dell’Ariston con Fiumi di parole, la canzone che vi ha fatto vincere nel 1997. Ho riguardato la vostra esibizione e ho visto che c’è stata subito una standing ovation da parte del pubblico appena siete arrivati. Cosa si prova a ricevere tanto affetto?

F: Vedere che a distanza di tanto tempo le persone sono ancora affezionate a noi, che le nuove generazioni stanno iniziando a seguirci, che ci cercano e non ci hanno dimenticati va oltre a ogni cosa. Quando c’è l’affetto delle persone è perché hanno capito che tu non molli, nonostante le cattiverie. Qualcuno addirittura ha fatto marcia indietro, ci ha detto che era uno di quelli che aveva riso di noi e che ora si è ricreduto. Salire su quel palco, 27 anni dopo la nostra vittoria, è stata solo una delle tante tappe del nostro percorso perché il sogno continua.

A: Io sinceramente non me l’aspettavo. Vederli tutti in piedi per noi è stato davvero il coronamento di un sogno.

L’essere esclusi, anno dopo anno, da Sanremo vi ha resi anche in un certo senso “iconici” attirando allo stesso tempo gossip e pettegolezzi. Voi al di là di questo siete sempre andati avanti per la vostra strada, vi siete trasformati in un esempio di perseveranza dimostrando che di fronte ai no non ci si deve abbattere. Quanto è importante per voi essere riusciti a trasmettere questo messaggio?

A: È stato formativo anche per noi perché ci vuole un attimo a cadere in depressione, a mollare tutto, a cambiare mestiere. Noi siamo riusciti, giorno dopo giorno, ad alimentare la nostra passione. Penso che la nostra fortuna sia stata anche essere in due, perché uno ha aiutato l’altro. Inizialmente avevamo anche noi un atteggiamento che poteva sembrare un po’ aggressivo ma perché non comprendevamo tanto accanimento e cercavamo di difenderci. A un certo punto abbiamo capito che avremmo dovuto ribaltare tutto quanto, e così è stato: attraverso il sorriso e le risposte diplomatiche che facevano capire chi siamo davvero. Questo lo abbiamo insegnato anche alle nostre figlie e alle nostre tribù, ragazzi che hanno deciso di essere nostri fan.

F: La nostra è anche esperienza che si acquisisce sul campo. Le tribù sono già ben preparate, sanno come siamo fatti. Noi non attacchiamo, ma rispondiamo educatamente perché altrimenti si apre un vortice d’odio senza fine.

Come dicevamo, sono passati 27 anni da quella vittoria e nonostante non siate più riusciti a tornare in gara al Festival di Sanremo la vostra carriera è andata avanti, si è evoluta e vi siete fatti conoscere anche a livello internazionale. Qual è la soddisfazione lavorativa più grande che avete ottenuto in questi anni?

A: Sicuramente l’Eurovision dopo Sanremo. Per noi fu una grande soddisfazione: Fiumi di parole arrivò al quarto posto. Negli anni abbiamo fatto tante altre cose che però non hanno avuto grande visibilità, ma la soddisfazione e l’amore che ci abbiamo messo è stato incredibile.

F: Anche le collaborazioni con Maurizio Fabrizi e il maestro Bacalov. La collaborazione con il Premio Nobel Rita Levi Montalcini, il progetto Cantautori con le scuole che abbiamo sviluppato subito dopo il terremoto, i progetti nelle carceri di San Vittore. Non riuscirei a scegliere perché sono tutte piccole tappe di un percorso straordinario.

Jalisse

Foto: Alessandro Rabbonì

Quest’anno non solo siete tornati al Festival di Sanremo, ma avete anche partecipato a Una voce per San Marino dove vi siete classificati al decimo posto. Come avete vissuto questa esperienza? Siete rimasti un po’ delusi dal risultato finale?

A: No assolutamente, nessuna delusione, ci siamo divertiti tantissimo. Quando ho finito di cantare mi sono addirittura messa a piangere. È stato un po’ come fare un mini Eurovision perché c’erano tantissimi artisti internazionali.

F: Sapevamo che ci sarebbe stata una serie di personaggi forti. C’era l’idea che avrebbe vinto Loredana Bertè, ma noi abbiamo deciso di metterci la faccia ancora una volta, di cogliere l’occasione per conoscere nuove persone e presentare il Paradiso è qui. Poi ci è andata alla grande perché abbiamo vinto anche il Premio per il miglior look (ride).

A: Ecco qui voglio dire che noi non c’eravamo non perché avevamo snobbato il premio, assolutamente no. Noi eravamo all’outlet di San Marino perché dietro il palco del teatro non c’era spazio per tutti e quindi si faceva avanti e indietro a seconda dell’esibizione. Noi eravamo all’outlet con il maxi schermo davanti e quando abbiamo sentito il nostro nome abbiamo pensato: “Oddio come facciamo ad arrivare là”. Alla fine, comunque, il premio è arrivato nelle nostre mani. 

Avete portato in gara il vostro nuovo brano Il Paradiso è qui. È una canzone che parla di sentimenti, della volontà di ritrovare voi stessi e della ricerca dell’Eden. Per voi che cos’è il paradiso?

F: Il paradiso è tutto quello che c’è di buono in ognuno di noi. Il paradiso di Fabio è la semplicità e la felicità di avere una famiglia unita e un gruppo di amici che collabora con noi e che c’è sempre stato vicino. L’artista è una persona molto fragile e nei momenti di difficoltà il pubblico deve fargli sentire il propri affetto, questo è un messaggio che ci tengo a mandare. La produzione deve comprendere l’artista e la famiglia, che può essere fatta anche da persone strette che ti sono a fianco, deve darti la forza e farti capire che tu sei importante.

A: Idem con patate (ride).

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

A: Siamo reduci dal videoclip del Paradiso è qui, che uscirà a breve in rete. Abbiamo già cominciato la nostra tournée primavera-estate, e poi in autunno saremo in giro per l’Europa e il resto del mondo: partiremo da Madrid per poi finire in Australia.

Penso già di sapere la risposta, ma non posso non farvi quest’ultima domanda: il prossimo anno riproverete a partecipare al Festival di Sanremo?

A: Ma certo che sì! Ormai è una tradizione e va rispettata, poi chi vivrà vedrà!

F: Ormai ci stiamo divertendo, ormai è il pubblico a chiedercelo! Per noi è importante esserci, anche se arriviamo ultimi. Il palco dell’Ariston è un’opportunità preziosa per un artista per presentare il proprio progetto.