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Drag Race Italia 3, Lina Galore: “Abbattere i pregiudizi è l’obiettivo che dovrebbe avere qualsiasi artista”

Lina Galore, vincitrice della terza stagione di “Drag Race Italia” (su Paramount+ dal 29 dicembre), si è raccontata ai nostri microfoni a poche ore dal trionfo nel reality show

di Nadia Pieri | 29 Dicembre 2023
Foto: Ufficio stampa Paramount+

“Non ho ancora realizzato al cento per cento che questa cosa sia accaduta, ma provo un profondo senso di gratitudine”, sono queste le parole con cui Lina Galore (“Out of Drag” Giovanni Montuori), vincitrice della terza edizione di Drag Race Italia, ci ha accolto. Un percorso ricco di emozioni il suo, tutto in salita, che l’ha incoronata Italia’s Next Drag Superstar. La vittoria è stata inaspettata, ma Lina non nasconde la felicità nell’aver raggiunto questo grande traguardo. La soddisfazione più grande? Quella di essere rimasta se stessa, cercando di cogliere ogni spunto, sia da parte dei giudici che da parte delle sue compagne, come opportunità di crescita.

Lina Galore Drag Race Italia: “Per me questa vittoria è un dono”

Ciao Lina, innanzitutto complimenti per questa meritatissima vittoria. Quali responsabilità ti senti di avere ora che sei la nuova Italia’s Next Drag Superstar?

Sicuramente quella di rappresentare quante più persone possibili, cercando di veicolare messaggi verso la mia comunità ma anche fuori, in modo che le barriere possano abbassarsi e le staccionate appiattirsi. Vorrei cercare un modo per combattere i pregiudizi: dal costrutto del genere fino al binarismo. Credo che questo senso di responsabilità più di un onere sia un dono. È l’obiettivo che, a mio parere, dovrebbe avere qualsiasi artista, non soltanto nel mondo drag. 

Che cosa ti ha spinta a prendere parte a Drag Race Italia? Avevi dei timori prima di buttarti in questa avventura?

Inizialmente l’ammirazione nei confronti del format. Ho sempre amato l’arte drag, quindi l’idea di entrare in contatto con altre persone da cui poter imparare, ma soprattutto attraverso le quali avrei potuto scoprire nuovi lati di me e divertirmi. Se avevo dei timori? Assolutamente sì. Avevo paura di deludere le mie aspettative, ma anche quelle delle persone che hanno sempre creduto in me. C’era anche il timore di tradirmi, di peccare di superbia e di non essere in grado di recepire le critiche in modo oggettivo e lucido. Entrare in contatto con le mie dodici colleghe, con le loro storie, le loro sofferenze, mi ha insegnato a mettermi in discussione. 

Lina Galore

Foto: Ufficio stampa Paramount+

Come ha detto Priscilla inizialmente sei partita un po’ in difesa e poi hai iniziato a giocare in attacco. C’è stato un momento in cui hai pensato che avresti potuto vincere?

Non vorrei peccare di finta modestia, ma vi assicuro che non lo è: non ho mai pensato di vincere fino al momento in cui è stato annunciato il mio nome. Non lo dico perché scredito il mio lavoro, ma perché ho avuto a che fare con delle professioniste pazzesche, soprattutto Melissa Bianchini che è sempre riuscita a lasciarmi a bocca aperta.

È lei la concorrente che temevi di più?

Assolutamente sì, mi ha insegnato tantissimo. Io in lei riconosco il mio punto di svolta. Quando ha raccontato la sua storia, la sua sofferenza, si è spogliata della sua potenza, a quel punto ho pensato: “Questo è un esempio”. Lo è non solo per me come artista, o per la nostra comunità, ma anche per il resto del mondo. 

Lina Galore

Foto: Ufficio stampa Paramount+

Hai sottolineato più volte come il drag non sia solo intrattenimento, ma anche e soprattutto un atto politico…

Penso che nella conoscenza della storia della propria comunità si celi il principale messaggio politico, quello della cultura in favore dell’evoluzione. Se si conosce la propria storia, se ne conoscono anche gli errori e si può fare in modo che il lavoro per migliorare la società attuale sia più efficace. Credo che il mondo della comunicazione, così come quello dell’arte, abbiamo il grande potere della rappresentazione, e questo è lo strumento politico più forte in mano alle persone della comunità LGBTQIA+. È importantissimo che le persone si rivedano in altre per non sentirsi sole, perché la comunità è forte se è davvero comunità. 

A proposito di rappresentazione, secondo te che cosa potrebbe fare in più il mondo delle spettacolo e in particolare la tv?

Bisognerebbe partire dall’acquisizione dell’insensatezza degli stereotipi, legati a tutti, non soltanto al mondo LGBTQIA+. L’idea che si trasmette della donna, o dello straniero, ad esempio. In tv non c’è consapevolezza e non c’è proprio perché manca la rappresentazione. È importantissimo che un ragazzino veda un personaggio in televisione e dica: “Io mi rivedo in quella persona”. Questo sarebbe già un enorme passo avanti. 

Priscilla ti ha detto: “Quando penso all’arte penso alla libertà di essere e alla libertà di esprimersi, e tu per me sei arte”. Che cosa ha significato per te questo complimento?

Per me ha rappresentato una summa pazzesca di quella che è stata la mia esperienza nel programma. La libertà è scritta nella bandiera LGBTQIA+ e sapere di essere stata recepita in quel modo mi ha davvero inorgoglito. Mi ha fatto capire che stavo facendo la cosa giusta e che aveva valore non solo per me. 

Nella puntata finale ti hanno chiesto che cosa diresti al te bambino; invece, io ti chiedo che cosa diresti al te del futuro?

Che in realtà i capelli lunghi non ti stanno così male!

Video: Ufficio stampa Paramount+