“In seguito all’annuncio del primo ministro di lunedì 19 luglio, il mio onore mi obbliga a fare un annuncio a mia volta”: se n’è uscito così, con il solito contropiede, il cantautore Eric Clapton che ha deciso di esporsi contro il Green Pass obbligatorio. Dopo le direttive del primo ministro inglese Boris Johnson, secondo cui sarà richiesto un corrispettivo del Green pass europeo nel Regno Unito per poter entrare nei club e partecipare ai grandi eventi, Eric Clapton ha fatto il suo annuncio, forte e deciso allo stesso modo di Johnson.
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La decisione del primo ministro ha portato Eric Clapton ad annunciare di non suonare più nei club e nelle sale concerto dove è richiesta la vaccinazione anti-Covid. Una scelta controcorrente ma non per il chitarrista inglese che da sempre si è identificato per la sua singolare personalità, in particolar modo durante il periodo di pandemia dove si è trovato a non condividere le decisioni dei capi di stato.
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“Voglio dire a tutti che non suonerò mai su alcun palco alla presenza di una platea discriminata” ha sottolineato l’autore di Tears in heaven e I shot the sheriff . “Se non sarà possibile a tutti poter assistere al concerto, mi riservo la possibilità di poter cancellare lo show” continuando la linea che l’ha posto più volte contro le linee direttive per limitare il più possibile lo sviluppo della pandemia. La sua decisione potrebbe coinvolgere anche l’Italia dove Clapton si esibirà l’anno prossimo con tappe a Milano e Bologna, mentre ha diversi concerti negli Stati Uniti a partire dal prossimo settembre.
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Eric Clapton contro il Green Pass: è discriminatorio
Una posizione netta e discutibile, che ha scatenato diverse polemiche e ha evidenziato la diversa linea di visione di Clapton rispetto ad alcuni colleghi, come Bruce Springsteen che in occasione dei concerti a Broadway ha richiesto un pubblico completamente vaccinato. Il blues contro il rock, Slowhand contro il Boss anche se il problema ora non riguarda la musica ma la concezione di libertà che ognuno percepisce.
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