Alle vacanze a Ibiza come atto politico, Giorgia Soleri aggiunge carne al fuoco, o meglio fumo negli occhi di chi la segue: in una recente intervista concessa a Vanity Fair, l’influencer ha rivendicato l’impiego del make-up come mezzo d’espressione femminista. Pur volendo fare uno sforzo per comprendere a fondo il suo messaggio, osservando appena sotto la superficie il dubbio sorge spontaneo: non sarà mica un tentativo di elevarsi utilizzando come espediente un tema di dibattito come il femminismo?
Giorgia Soleri femminismo: non tutto può essere atto politico
I precedenti non depongono a favore di Soleri. Come anticipato, è di poche settimane fa la notizia che la vedeva con un gruppo di colleghe attiviste social recarsi a Ibiza come atto politico, testuali parole, all’insegna del dolce far niente. Ma se ogni scelta, ogni azione è un atto politico da mostrare e utilizzare come bandiera, tutto si appiattisce su un unico livello. Quello dell’attivismo social. Che problema c’è nell’ammettere di volersi godere dei giorni di vacanza in compagnia di amiche e colleghe? Nessuno, appunto. E ora, che male c’è nel voler sperimentare con il make-up per il solo gusto di farlo o per piacersi di più, o ancora per la partenership con un noto brand del settore?
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Giorgia Soleri Mulac: il rapporto con il make-up
Come spesso accade ai volti dello showbiz, il tempismo non è affatto casuale. Le dichiarazioni sul trucco arrivano in concomitanza con il lancio della collaborazione tra Soleri e Mulac, che hanno unito le forze per il progetto Neonude. Per mettere il proprio volto e la propria firma su prodotti di bellezza non dovrebbero servire giustificazioni o motivazioni nobili, tuttavia sembra che Giorgia Soleri senta continuamente il bisogno di togliere dal campo ogni possibile sbavatura del disegno che la vede protagonista come l’attivista senza macchia.
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“Crescendo, e anche conoscendo il femminismo, la mia concezione del make-up è cambiata e da obbligo è diventato strumento, di espressione e di condivisione“, ha spiegato, non senza conseguenze sul web, con molti utenti che si sono sentiti di controbbattere. In effetti il femminismo tra le proprie battaglie abbraccia anche la liberazione da standard estetici capaci di generare pressione e frustrazione, ma qui il rischio maggiore è quello di banalizzarlo e dunque depotenziarne la portata. Tale tendenza in cui più volte è incappata Soleri negli ultimi tempi è figlia dell’attivismo social, che pur contribuendo alla diffusione dei messaggi, depotenzia i veri atti politici. Quando tutto è femminismo, nulla è femminismo.
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