x

x

Cari Ceccherini e Ferilli, il saggio diceva: un buon tacer non fu mai scritto

Dopo la sconfitta di “Io Capitano” agli Oscar 2024, Massimo Ceccherini e Sabrina Ferilli hanno ritenuto necessario appellarsi alla bassezza dei luoghi comuni generando l’ennesimo cliché: “Italiani, rosiconi”

di Sara Radegonda | 13 Marzo 2024
Foto: Screenshot RaiPlay/Instagram @sabrinaferilli

La delusione per la sconfitta è sempre un sentimento umano – anzi, umanissimo. Ma la legge della competizione non prevede l’affossamento dei vincitori in difesa dei vinti. Questa regola pare non essere stata compresa del tutto da Massimo Ceccherini e Sabrina Ferilli che, dopo la sconfitta di Io Capitano agli Oscar 2024 – e la vittoria de La zona di interesse di Jonathan Glazer -, hanno ben pensato di imputare il tutto non tanto a un complotto (sarebbe stato comunque più coerente), bensì di far appello ai luoghi comuni che vedono “i film ebrei sempre favoriti a Hollywood”.

Valentina Ferragni vola alla notte degli Oscar: sarà lei l’erede dell’impero Ferragni?

Ceccherini Ferilli La zona di interesse: “È un film più furbo che bello”

Nello specifico Ceccherini aveva dichiarato che per il film di Garrone non c’era gara perché “vinceranno gli ebrei”; a cui avevano fatto seguito le dichiarazioni di Sabrina Ferilli che su Instagram aveva chiosato: “Se dovesse vincere l’Oscar La zona di interesse so perché vincerebbe. È un film più furbo che bello“. Frasi che hanno non solo scatenato un’accesa polemica, ma hanno acceso un faro sulla bassezza di certi luoghi comuni, facendo emergere – in modo dirompente – il fatto che alcuni italiani fatichino ancora a sradicarsi dalla banalità dei cliché. Le scuse e chiarimenti postumi non servono, perché se c’è un elemento grave nelle parole di Ferilli e Ceccherini ha difeso il film di Garrone utilizzando gli strumenti che la pellicola cercava proprio di spazzare via, ovvero l’ipocrisia e i luoghi comuni su un tema importante come l’immigrazione.

Oltre che ridurre La zona di interessea un film sugli ebrei” significa non aver compreso affatto il senso del film di Glazer – che tratta il tema della banalità del male -, è risaputo che la vittoria di un film agli Oscar 2024 non implica per forza una superiorità, considerando che le dinamiche coinvolgono dettagli più complessi. Detto ciò, il film di Garrone presentava evidenti criticità nel suo racconto – evidenziate in un potente e scomodo articolo del New York Times – rispetto all’altissimo livello delle altre pellicole in concorso nella categoria del miglior film internazionale. Dunque affidandosi ai luoghi comuni, Ceccherini e Ferilli ne hanno generati degli altri, in un circolo vizioso da cui emerge l’ennesimo cliché: italiani, rosiconi.

Io Capitano Garrone

Io Capitano, un film di Matteo Garrone
Foto: Ufficio stampa 01 Distribution