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Emis Killa: il rapper si racconta per la prima volta dopo la paternità

“La proteggo dall’invida della gente. E quella canzone…” “Fuoco e benzina parla di vita vissuta, romanzata. Degli adolescenti esplosivi che siamo stati, alla Bonnie e Clyde. Di quando tornavo in motorino con la ragazza dietro e la droga nel sotto-sella, e si confondevano amore e rischi, e c’erano le coltellate da evitare, le esistenze da […]

di Redazione di Rumors.it | 18 Settembre 2018
Foto: Ufficio stampa

“La proteggo dall’invida della gente. E quella canzone…”

“Fuoco e benzina parla di vita vissuta, romanzata. Degli adolescenti esplosivi che siamo stati, alla Bonnie e Clyde. Di quando tornavo in motorino con la ragazza dietro e la droga nel sotto-sella, e si confondevano amore e rischi, e c’erano le coltellate da evitare, le esistenze da far svoltare. La volevano a Sanremo, questa canzone. Ma per l’Ariston era troppo hard. Mi hanno chiesto modifiche al testo. No, signori, non si cambia un’acca. E me la sono ripresa”.

A pochi giorni dall’uscita dell’album Supereroe, che darà il via all’omonimo tour, il rapper Emis Killa rivela a Vanity Fair la canzone che lo ha spinto a rinunciare allo scorso Festival di Sanremo. L’intervista, pubblicata nel numero in edicola da mercoledì 19 settembre, è anche la prima dopo la nascita di Perla Blue, la sua prima figlia avuta dalla compagna Tiffany. Nata il 17 agosto, l’annuncio è arrivato a sorpresa su Instagram. “È venuta dopo tre mesi che provavamo. Ma la pensavamo da tanto, e l’abbiamo voluta fortemente. Solo ho dovuto sistemarmi un po’ prima di farla», racconta. «Mi piacciono i nomi composti e insoliti, e Perla Blue è unico e raro. L’alternativa era Menta”.

Ma è soprattutto sulla emozioni legate alla paternità che Emis Killa dedica una buona parte dell’intervista. “In sala parto stavo per svenire, la dottoressa ha dovuto badare più a me che al resto. Perché mentre è nella pancia e sta arrivando, sì, sei un po’ teso, ma finché non esce mica capisci… La prendi in braccio e ti chiedi: “Che cos’è, l’ho fatta io?”. È vita, ma con la stessa forza della morte. Mi ero sempre chiesto dove andassimo a finire, ma mai bene da dove venissimo. La guardo e ha del miracolo, mi connette al Dio in cui non credo, al divino, all’universo. È tanto assurda quanto la fine ma è principio, e la proteggo.

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Da cosa? “Dalle energie negative della gente. Che si concentra sulle stronzate: m’invidiano la Porsche a specchi, mica la salute… Il potere non te lo perdonano. Così, lo denigrano. Insultandoti. Come quando sui social donne orrende scrivono ‘sei un cesso’ a Belén o uomini persi ‘sei un fallito’ a Gianluca Vacchi. Se accendono una luce su di te, è cattiva. Io poi ci credo al malocchio. Il cuore ha un campo magnetico di circa due metri, e non è un segreto che il cervello emetta frequenze”.

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L’artista ha poi proseguito: “Quando esco con lei, con Perla Blue, non voglio che me la guardino, per esempio. Giro il passeggino. Per la prima volta mi sento responsabile di qualcosa, e questo cambia tutto: non sto più al cellulare mentre guido, non attacco più briga in discoteca. Subito il pensiero mi va al fatto che non posso rincasare con un occhio nero, o nel peggiore dei casi rischiare di non farlo proprio, sbattuto in carcere o morto…”. Ci siamo promessi che non farò più cose che possano compromettere mia figlia. Questo non significa che metterò via la moto, o che con Tiffany non viaggeremo, che non andremo più a cena fuori, perché non vogliamo diventare come quelle famiglie brutte con il bambino antipatico, la mamma trascurata, il marito con le balle piene”. 

Nell’ultima parte dell’intervista, Emis Killa paragona l’infanzia che avrà sua figlia a quella che ha avuto lui con le case popolari, la mamma operaia la cui fatica non è mai abbastanza e il papà bipolare: “Con tutto il bene che gli ho voluto e che mi ha voluto, vorrei essere per lei un padre più facile con cui convivere di quello che ho avuto, che entrava e usciva dagli ospedali. Lei è nata in una bella villa, nel privilegio, dove voglio che diventi grande in libertà senza essere altezzosa e col rispetto verso chi ha meno”.

L’unica cosa che la paternità non ha cambiato, spiega infine, è il suo atteggiamento verso la politica: “Io non voto, e curo il mio, perché credo che la democrazia sia un modello ingiusto dove la preferenza di un ignorante quale sono non possa valere quanto quella di uno che ne sa. Scelgo almeno di non sentirmi in colpa per avere contribuito allo sfacelo”.