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il commento di grazia sambruna

Amici: No Maria, che fine ha fatto il talent?

Questa ventitreesima edizione di Amici, a pochissime puntate dalla finale del Serale, conferma il trend di quelle precedenti: lo spazio per il talent viene fagocitato da teatrini trash e telerisse tra Professori. I ragazzi in gara dovrebbero essere il cuore pulsante dello show e si ritrovano, invece, a ricoprire il ruolo di mere comparse all’interno di uno ‘spettacolo’ sguaiato e senza senso tenuto in piedi dai loro stessi docenti e dalla giuria. Perché?

di Grazia Sambruna | 29 Aprile 2024
Foto: Red Communications

Cercasi talent disperatamente. E, nella maggior parte dei casi, anche un qualche talento vero e proprio. La ventitreesima edizione di Amici, ormai siamo a poche puntate dalla finale del Serale, ha riconfermato un nefasto trend che perseguitava già le precedenti edizioni: i ragazzi in gara sono lasciati di sfondo, alla stregua di mere comparse, per dare spazio, invece, a telerisse tra Professori e loro performance inutili e agghiaccianti, su tutte il mefitico e caciarone Guanto di Sfida per docenti. Pure la giuria, nuovamente composta dal bello che balla Giuseppe Giofrè, Cristiano Malgioglio e Michele Bravi ha più la funzione di fare show che quella di votare i concorrenti e indirizzarli verso la strada del successo. Ogni sabato sera, su Canale 5 va quindi in onda, registrato, uno spettacolo ibrido, pieno di siparietti trash e dispettucoli tra insegnanti. Quasi del tutto privo, allo stesso tempo, di esibizioni tra ragazzi che inseguono un sogno. Al netto degli ascolti pur sempre faraonici, il pubblico viene puntualmente tradito nelle aspettative: lì per vedere una gara, per emozionarsi seguendo le gesta artistiche e umane dei giovani concorrenti, si ritrova invece di fronte Rudy Zerbi travestito da Dracula e Alessandra Celentano da Samara, nel migliore dei casi. Oppure Anna Pettinelli che canta Ricky Martin abbigliata da ballerina di flamenco fucsia fluo. A pois. Una semplice domanda: perché?

Foto: Red Communications

La risposta è forse brutale, ma evidente: perché così ha deciso Maria De Filippi. Gran fiutatrice di tartufo televisivo, Bloody Mary già qualche annetto orsono deve aver assistito, con timore, alla parabola discendente di X Factor intuendo un possibile motivo di cotanta débâcle: agli spettatori non interessa più vedere sfide tra ventenni che cantano più o meno bene. Dopo 20 anni di strenua messa in onda, al pubblico le cover dei grandi classici della canzone italiana come internazionale escono dagli occhi, dalle orecchie, rientrando invece nel campo delle allergie più diffuse e radicate, in tutte le stagioni. E allora che fare?

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Basta guardare anche di sfuggita una qualunque puntata di questo Serale per rendersene conto: ogni appuntamento inizia con il grandioso ingresso in studio dei tre giurati che già cominciano a fare show: Bravi cantando, Malgioglio essendo Malgioglio, Giofrè in quanto bellissimo. Mentre dagli spalti gli spettatori strepitano di applausi e i ragazzi in gara sono seduti sugli gli spalti, in piccionaia, non più a bordo “ring”. Via anche le tutine con le iniziali cucite sopra, tanto care agli anni Dieci del talent: i concorrenti sono vestiti bene, ma con outfit che non li differenziano più di troppo dalla gente venuta lì a godersi lo show.

 La scaletta di ogni puntata, poi, è ben precisa: si parte subito con il (lunghissimo) blocco ‘Forum’: prima di ogni Sfida, i Professori bisticciano tra loro in genere per due motivi: la legittimità dell’uso di autotune durante le cover per il Canto (bagarre riesumata dal 2019, ai tempi di Biondo), l’importanza o meno dell’improvvisazione per la Danza (questa, invece, è abbastanza nuova, per quanto pretestuosa). Non si tratta di confronti pacati: la speaker Anna Pettinelli e il discografico Rudy Zerbi si prendono metaforicamente a capelli per tenere il proprio punto, con tanto di oggettistica ad hoc per sbeffeggiarsi a vicenda. Così come Emanuel Lo che arriva a dare spesso e volentieri dell’ignorante ad Alessandra Celentano. Il tutto prosegue per almeno una ventina di minuti, fino alla mezzora, con colorate intrusioni di Cristiano Malgioglio che, di quando in quando, si butta a centro studio per entrare nella telerissa e gettare glitterata benzina sul fuoco del pretestuoso contendere. In tutto ciò, i ragazzi in gara non si sono ancora esibiti. Si parla di loro, certo, ma quelli che dovrebbero essere i veri protagonisti della trasmissione non hanno voce in capitolo. Semplicemente assistono, in attesa che arrivi il proprio turno per intonare, con autotune o senza, il minuto e mezzo di brano assegnato. E poi tornarsene nella suddetta piccionaia, silenti.

Foto: Red Communications

Da notare anche la sproporzione assoluta, a livello di qualità, che persiste di edizione in edizione tra la classe di Danza e quella di Canto. Nella prima, militano fenomeni oltrenatura come Dustin Taylor, australiano di 21 anni che danza e gareggia in competizioni di ballo internazionali da quando era poco più di un embrione. Alla sua altezza, solo Marisol Catellanos, la più giovane recluta della scuola, classe 2006. Appena 14enne, aveva già illuminato il palco di Italia’s Got Talent, portandosi a casa quattro sì, grazie alle sue incredibili evoluzioni di pole dance. Oltre a questi due semidei, classificabili come professionisti sin da settembre scorso, tutti gli altri compagni d’avventura erano e sono sempre stati carne da macello con l’etichetta della data di scadenza ben appiccicata alla fronte. Si capisce bene, dunque, quanto la gara sia dispari, anzi, proprio non ci sia. Riguardo al Canto, invece, lo scenario riesce a essere ancor più sconfortante.

Se nel daily le personalità dei ragazzi forse riescono a emergere, nel corso del Serale sono totalmente silenziate. Nessuno fa un fiato. Sono i Professori a parlare per loro, scannandosi a vicenda. L’intonazione, comunque, resta bestia rara. C’è Mida che fin dal suo ingresso nella scuola rifiuta anche solo di accennare un qualunque pezzo senza l’ausilio dell’autotune. Poi Holden, figlio di Paolo Carta ossia il compagno di Laura Pausini, che sembra star lì come a fare un favore: o sa già che fuori dalla trasmissione farà grandi cose, è scritto, oppure non gli importa assolutamente nulla di questa competizione per altri motivi. Va in scena arruffato, spettinato con “la faccia di uno che si è appena svegliato”, come gli fa notare spesso Cristiano Malgioglio. Passiamo al ‘fenomeno’ Petit, mamma francese e papà partenopeo: nessuno osa muovergli qualsivoglia tipo di critica, il suo percorso è narrato come immacolato e riceve soltanto encomi perfino quando strazia ‘Caruso’ di Lucio Dalla brutalizzandoci dentro le barre di Liberato. O le volte in cui gli capita di dimenticare le parole della canzone che porta. Più che probabile vincitore, non tanto per merito, ma per l’indefesso e inspiegabile entusiasmo con cui si parla di lui all’interno dello show. Mai un appunto, tanto che il pubblico viene condotto a credere che sia un fenomeno. Anche se, nei fatti, non lo è. Chiudono il cerchio, la ricciolina ‘col vocione’ Martina Giovannini che canta Aretha Franklin con la stessa facilità di una cinquenne alle prese con Fra Martino Camapanaro. Però, si fa fatica a notarla, non rimane impressa, è come se respingesse, proprio malgrado, la telecamera. Infine, Sarah Toscano, appena 18enne, che non sarà stratosferica ma, almeno, è l’unica a essere davvero cresciuta artisticamente, di critica in critica, e oggi può vantare un buon livello di intonazione e presenza scenica. Oltre a un’immagine che buca lo schermo a ogni mossetta. È eccezionale? No. Solo, nel complesso, la meno peggio. Quindi, a paragone, in questo desolante camposanto, si erge a semidea percepita, margherita in un mazzo di crisantemi.

Non parlano, non esprimono la propria personalità, per la maggior parte canticchiano così così eppure questi sono gli aspiranti artisti rimasti in gara nel “talent”. Un “talent” che non è più tale. Di questa edizione, per esempio, ricorderemo Celentano e Zerbi in drag da Annalisa stile Cirlli-Paolantoni, gli urletti di Cristiano Malgioglio quando incontra Can Yaman, al massimo qualche sexy coreografia tra Lorella Cuccarini ed Emanuel Lo (che sono, intendiamoci, pur sempre un bel vedere). Nel complesso, però, il talento ad Amici è l’enorme elefante nella stanza da ben più di un’edizione. Se c’è, come nel caso dei ballerini, comunque si vede pochissimo, viene centellinato a favore di telerisse e trash tout court. Ascolti alla mano, è questo che il pubblico brama.

Foto: Red Communications

Oppure è semplicemente quello che passa il convento, col bollino di garanzia di Maria De Filippi a trasformare in oro Auditel qualunque castroneria mandata in onda? Amici è andato fuori tema già da un bel pezzo e traghetta gli spettatori nello Stige di uno show che rinnega se stesso per trasformarsi nello spezzatino di un varietà realizzato male e pensato peggio. Tra costumi di scena presi a nolo in qualche negozietto di vestiti per Halloween, imbarazzate risate estorte da siparietti che sembrano copiatieincollati da una festa paesana in piazza, che fine ha fatto il talent? Dove sta la gara tra ragazzi che inseguono il sogno di veder brillare, un giorno, anche il loro nome tra quelli delle stelle dello spettacolo? A quanto pare, non interessa più a nessuno. Nemmeno ai loro Professori, che sarebbero lì per indirizzarli e, invece, li fagocitano sistematicamente facendosi lo scalpo tra loro in uno show che si autocannibalizza, dimenticando del tutto quello che un tempo è stato, e che ancora dovrebbe essere, il proprio cuore pulsante: il destino dei giovani in competizione, la competizione stessa. Tanto che quasi quasi è meglio ritirarsi e procedere con il proprio percorso musicale fuori da questa tristanzuola messa in scena. Come ha fatto Mew, vincitrice annunciata, sgusciata via propria sponte ancor prima del Serale e che, tuttora, sta ricevendo maggior attenzione dei ragazzi rimasti tumulati là dentro. No Maria, io esco.